I Placebo scatenano piazza Sordello: la grande musica è tornata a Mantova

MANTOVA – L’apertura dei live dell’estate mantovana dei concerti è stata affidata ai Placebo, tornati alla carica con “Never let me go”, primo disco dopo circa un decennio. La band inglese sul palco di piazza Sordello è apparsa in grande forma e con lo sguardo rivolto al futuro e non alla nostalgia: un domani che, nei testi di Brian Molko, è gravido di incognite e che si esprime nelle tortuose e adrenaliniche evoluzioni del loro sound.

Sold-out
è la parola magica che annuncia un evento storico, affollato da quasi 9.000 spettatori. Due anni di attesa per i Placebo, una serata che ha richiamato in piazza migliaia di persone, come “prima” della pandemia dando una sensazione (benché temporanea) di ritrovata normalità. Una grande festa aperta dalla performance dei Peaks!. Il gruppo spalla torinese, ma ormai lanciato verso il successo internazionale, convince con la versione live dei propri brani electro-rock dalle forti tinte pop.

Scende la sera, si fa buio e la scena è tutta per l’evento principale.  A rappresentare i Placebo originali ci sono Stefan Olsdal e l’istrionico Brian Molko, nel suo nuovo look con capello lungo e baffo folto, che entrano sulle note introduttive di “Forever Chemicals”: clangori metallici e sintetici che producono scintille pop in un’atmosfera surreale e penetrante.
Avvolta dal gelo del sintetizzatore, “Beautiful James” scatena il delirio dei fan che le riconoscono di essere la canzone più riuscita tra quelle dell’ultimo album. Dal vivo la resa è totale, grazie anche alla spinta del drumming micidiale di Matt Lunn; un brano sublime, in puro stile Placebo passato dalla gioventù glam ed intimista ad una maturità carica di inquietudine per le sorti del mondo e dei rapporti umani, ma con un inconfondibile retrogusto nineties che sul palco trova la sua dimensione migliore. Fondamentale è l’apporto di Angela Chan che al violino, ai cori e alla tastiera aggiunge pathos a tutta l’esibizione.

L’intro minimalista di chitarra di “Happy Birthday in the sky” apre questa mesmerizzante invocazione in cui Molko augura un buon compleanno a chi non c’è più puntando il dito al cielo e cantando con la disperazione dell’assenza: il brano esplode con fragore e nelle prime file i fan cantano a squarciagola. Il live è incentrato sull’ultimo e fortunato album, schivando i grandi successi come scelta di non ridursi ad un juke-box. Dal passato remoto fa capolino “Bionic”, giusto in tempo per essere dedicata a Pier Paolo Pasolini dal leader della band. La melodia sinistra di “Surrounded by spies” e della sua invettiva contro i più invasivi sistemi di sorveglianza sfuma nel rumorismo oscuro il cui suono invade la piazza del concerto. Rispetto alla versione sull’album, “Sad white reggae” aumenta le vibrazioni elettroniche a scapito della furia rock.  Direttamente da “Black Market Music” arriva l’incendiaria “Special K”, gemma degli anni del primo revival post-punk che i fan cantano a squarciagola accompagnando la band nei suoi passaggi più melodici a dimostrazione del profondo affetto che li lega a Brian e Stefan. Proprio lo statuario polistrumentista imbraccia la chitarra e suona il riff tagliente di “The Bitter End”: piazza Sordello esplode in un boato. L’incubo orwelliano del brano si rivela tra la melodia indie-pop del lamento di Molko e le atmosfere darkwave dell’arrangiamento; l’apice del concerto e, probabilmente, della produzione della band.

Il gran finale arriva nel bis con una sorpresa di alta classe. Forte della riscoperta nella serie tv Stranger Things spunta una “Running up that Hill” di Kate Bush ipnotica ed evocativa, già presente nell’album di cover del 2003, che ha la forza di incantare ancora una volta il pubblico arrivato a Mantova da mezza Europa.

Emanuele Bellintani