PEGOGNAGA – Ama il verde, al punto di lottare strenuamente quando in paese qualcuno, pubblico o privato, decide di abbattere qualche pianta. Ma è geniale con il giallo. Massimo Moretti attento perito chimico, quindi esperto del trattamento delle essenze arboree, non sopporta che Pegognaga, cittadina di sua residenza, sia privata di qualche albero. L’ambientalismo è comunque soltanto uno dei temi che lo appassionano e lo impegnano anche politicamente. Ottimo e suadente scrittore Moretti. La sua genialità e originalità è lanciare una battaglie sociali scrivendo libri gialli, tramite i quali induce i lettori a riflettere su specifiche tematiche. “La morte di un sogno“, è il primo giallo che ha scritto, a sfondo irreale tra Mantova e l’Inghilterra, tra lago di Garda e i sogni. “Tre storie una storia“, è il successivo, incentrato sulla violenza alle donne, nel quale tre coppie intrecciano i loro destini tra aggressività, amore, dubbi e ricordi. “Una notte”, basato su riflessioni e ricordi del protagonista che inaspettatamente ha da affrontare una crisi coniugale. Sondando il passato cerca d’individuare quale sbocco porti la sua vita, nonché la sua relazione di coppia. Verifica i momenti bui della storia, sui quali ha infierito il regime fascista. Come in un revival cinematografico ripercorre storie locali, entusiasmo e paure innescate dalla partecipazione alla lotta partigiana, le riunioni volanti clandestine nella torretta irrigua eretta a monumento partigiano all’inizio del terzo millennio. Nel secondo dopoguerra ecco il boom economico seguito dai fermenti innovativi del Sessantotto per giungere all’attualità in cui i suoi figli sono coinvolti da pandemia e guerra in Ucraina.
Buon ultimo, fresco di stampa, “Il tempo indifferente”, che offre all’abile e attento autore l’opportunità d’affrontare un argomento tanto diffuso quanto amaro, con altrettanto amara ironia onde sottolineare vieppiù lo sbandamento etico che la società moderna sta vivendo e in qualche modo accettando nel mostrando volubilità colpevole. «Un’amara ironia – sottolinea Moretti – che, attraverso il dialogo tra una centenaria e la morte, valica il senso d’indifferenza e di vuoto d’ideali sfociante nel decadimento del senso di comunità. La storia parte dal vissuto di un paese, ma diventa narrazione di tutte le realtà che affrontano la mancanza di stimoli: il perdersi del volontariato, il deserto delle piazze, l’avvento dei social senza una ricetta per potere guardare ad un futuro migliore. Piccole riflessioni dentro una storia di umorismo e derisione di luoghi comuni attraverso scherno e finzione, leggende ed esagerazioni». Ed è subito successo di pubblico perché il filo narrativo aderisce ai sentimenti più diffuso pur sotto il colore del giallo.
Riccardo Lonardi