MANTOVA – Sandro Signorini, scrittore e profondo cultore della ‘mantovanità,’ dà alle stampe un libro che è un ritratto della Mantova più vera di tempi lontani, quella legata a una cultura popolare fatta di storie, luoghi e personaggi, e ormai da tempo scomparsa.
“Osterie Mantovane, dal ‘500 al 1950… appunti di ricerca e curiosità“, è il titolo del libro che già da solo fa capire quale incredibile universo racchiuda e che sarà presentato martedì 5 dicembre alle ore 17 all’Osteria dei Ranari in via Trieste. La presentazione sarà accompagnata da una merenda tipicamente mantovana.
Ecco allora “Le insegne – Gli Osti – I cartelli – I giochi – Le canzoni – I dazi – Il dialetto – Il Lambrusco – Il toscano – Gli arredi – Gli odori – Le sputacchiere – I fulminanti – Le bale” scrive Signorini nel descrivere gli ambienti delle osterie. E che dire del ‘menù’ con il sorbir – le trippe – la polenta abbrustolita col gras pistà – la schida ad formai grana – al salam con la schisolina – l’uovo sodo con l’acciuga – la frittata coi sigulot”.
Ma nelle immagini di interni ed esterni delle osterie mantovane (ben 233 dall’epoca dei Gonzaga agli anni ’50 del secolo scorso) e della città dei tempi andati non possono mancare i personaggi che le hanno contraddistinte e che ne sono diventati degli emblemi. Ecco allora Bolognesi l’ultimo vetturino – Sifar lo strillone – Rubinet – Al rusnon l’eremita – Maria unta – La Cesarona – Rossini il vigile – La maga Nicolini – Forti mister pernacchia – Luis il tenore – Il maresciallo Cecconi – Sgabas l’incantatore di anitre – Carlin dla madura – Giuanin Capra – Ditino Felice al gob – Giasina – Sante Novanta il violinista – Disdot l’ortolano – Ernesto il venditore di ceci Rigoletto il venditore di garatole – Il generale Cavalli – Guindani il pittore – Feneghin il poeta -Il dottor Guastalla – Paolini il fisarmonicista 2929 – Ciro il fachiro – Il commissario Trimarchi – Imerio Vischi il caricaturista ballerino di tip tap – Nasun e Basiun – La signora Pittaluga – Donati il pittore di Cantarana – Mignela – Schilingi – La signora Pumina – Stecheton e Borela – La vecchia Cocco – Montagna – Gialdi il venditore di puina – Salamini l’illusionista e Brusini il prestigiatore- Cavcin il campione della Cuccagna – Ciapet – Attilio il pugile – Al belo Ventura.
E poi la descrizione della Mantova delle osterie tra porto Catena, i vicoli, la ceramica, le dodici caserme. Quindi i mestieri come i brentatori – i carrettieri – i facchini (Ciocio Venturini e Cesare, Giordano e Luigi Bastianelli) – gli scariolanti – al muleta – il venditore di santini – lo spazzacamino – l’ombrellaio – i venditori di trigoli – le bugandere (Merope – Bigina – Bice – e le sorelle Lusia e Risorta) – le prostitute (Rosinin – Paolina – Palma).
Sembra quasi di vederli, uno ad uno, in un’atmosfera sospesa, come se di fatto non se ne fossero mai andati del tutto. Ce li si può immaginare mentre avanzano, avvolti da una nebbia fitta fitta (anche questa ormai scomparsa da tempo), fino a quando arrivano alla porta dell’osteria e lì si apre un mondo straordinario tutto da scoprire.
Non mancano i cantastorie Orchestra Cicai (Cicai – Gabanina – Ferruccio detto Pino l’orb) – I menopausa – Ciarina – Pedar – Tajadela – Roger – Wainer Mazza, i parolieri Bonora – Fredon – Giovetti – Malagola). E poi i racconti. Insomma un libro da scoprire, pagina dopo pagina, con i suoi personaggi tutti realmente vissuti.
“L’Osteria, un mondo che non c’è più – scrive Signorini – un grande e vero palcoscenico dove, a soggetto, si recitava il canovaccio della vita in bilico tra il tragico e il comico”.