MANTOVA – Si è tenuta questo pomeriggio, nell’Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale, la Conferenza di Fine Anno della Società per il Palazzo Ducale di Mantova, appuntamento conclusivo delle attività culturali dell’associazione, quest’anno aperto al pubblico.
Protagonista dell’incontro è stato il direttore del Complesso Museale di Palazzo Ducale, Stefano L’Occaso, che, alla presenza del presidente della Società per il Palazzo Ducale, Sandro Sarzi Amadè, ha proposto la conferenza dal titolo “VISSI D’ARTE. La vita quotidiana degli artisti nel Rinascimento”, offrendo un’analisi articolata e documentata delle condizioni materiali, lavorative e sociali degli artisti attivi nella Mantova rinascimentale.
“Non esisteva, per l’artista rinascimentale, una separazione netta tra vita e lavoro: la bottega era insieme luogo di produzione, di vendita, di formazione e di relazioni sociali – parole di L’Occaso –. L’artista viveva immerso nel proprio mestiere, tra materiali da approvvigionare, contratti da rispettare, committenti da soddisfare e una quotidianità segnata da ritmi di lavoro intensi, rischi concreti e assenza di tutele”.
La relazione ha preso avvio dal problema delle fonti, evidenziando l’assenza, per il contesto mantovano, di una memorialistica diretta e di registri contabili paragonabili a quelli fiorentini, e ricostruendo la quotidianità degli artisti attraverso statuti, contratti, documenti normativi e carte d’archivio. Un primo nucleo tematico ha riguardato artisti, artefici e corporazioni, sottolineando come a Mantova mancassero gilde specifiche per pittori e scultori, anche per la volontà dei Gonzaga di favorire il libero mercato e l’afflusso di artisti forestieri, in un contesto caratterizzato da un numero significativo di pittori attivi in rapporto alla popolazione cittadina.
Sono stati poi affrontati i temi dei mestieri e della città, analizzando la distribuzione urbana delle professioni e il ruolo delle prescrizioni statutarie nella definizione dei quartieri produttivi, per poi soffermarsi sui cenni di gerarchia all’interno dei cantieri rinascimentali, con dati puntuali su ruoli, salari e differenze retributive, in particolare nei cantieri promossi dalla corte gonzaghesca, come quello di Palazzo Te.
Un capitolo specifico è stato dedicato al lavoro femminile, generalmente escluso dalle corporazioni e scarsamente documentato, ma fondamentale nell’economia urbana, con riferimenti alle rare figure attestate nelle fonti e al caso di Diana Scultori, esempio di affermazione femminile nelle arti “maggiori” e protagonista di una mostra visitabile proprio in Palazzo Ducale. Ampio spazio è stato riservato alle priorità imposte dalla committenza dei Gonzaga, che obbligavano gli artisti a prestare la propria opera in via preferenziale per la corte, anche attraverso pressioni, penali e minacce di incarcerazione, così come ai ritmi di lavoro, alle lamentele e alle forme di protesta ante litteram. La relazione ha approfondito il tema del luogo-bottega, inteso come spazio di produzione, vendita e socialità, e quello dei garzoni e degli apprendisti, analizzando modalità, tempi e condizioni dell’apprendistato, il ruolo educativo della bottega e le dinamiche familiari che spesso ne garantivano la continuità. Non sono mancati i riferimenti ai viaggi di formazione, fondamentali per l’aggiornamento degli artisti, ai rischi del lavoro sui ponteggi e agli infortuni, così come alla condizione della “terza età” dell’artista, priva di un sistema previdenziale e spesso affidata alla benevolenza del principe. La parte centrale della conferenza ha affrontato inoltre i temi delle società tra artisti, delle modalità di affidamento delle opere, dei contratti, delle tempistiche di pagamento, degli stati di avanzamento dei lavori, dei costi dei materiali, delle forniture e dei trasporti, fino ai contenziosi e ai sistemi di arbitrato.
In chiusura, L’Occaso ha ricostruito il processo di affermazione sociale dell’artista nel Rinascimento, che in alcuni casi portò a riconoscimenti pubblici e alla nobilitazione, come dimostrano le figure di Andrea Mantegna e Giulio Romano, pienamente integrati nel tessuto civico e istituzionale della Mantova gonzaghesca.
L’incontro si è concluso con l’auspicio di un’apertura al pubblico della casa di Giulio Romano e con un brindisi augurale, a suggello di un anno di intensa attività culturale della Società per il Palazzo Ducale di Mantova.
















