MANTOVA – La contessa Giovanna D’Arco, una grande mecenate e una donna con una visione che ha anticipato temi come la tutela, valorizzazione e fruizione dei beni culturali, l’attenzione all’ambiente e la lotta all’inquinamento che si sarebbero imposti solo dopo diversi anni dalla sua morte avvenuta esattamente 50 anni fa, il 30 settembre 1973.
E’ quanto emerso oggi in occasione del convegno tenutosi a Palazzo D’Arco e organizzato dalla Fondazione D’Arco, per riflettere sulla sua vita e sul suo impegno nella conservazione e valorizzazione del patrimonio di famiglia e di Mantova, la sua città.
Giovanna, unica figlia del conte Antonio D’Arco poi marchesa Guidi di Bagno per via del matrimonio con Leopoldo che morì nel 1931, era talmente legata a Mantova che già nel 1956, quando ancora i lavori di recupero di Palazzo d’Arco erano in corso (sono durati dal 1945 al 1960) dispose per testamento di creare un museo e un centro di studio che arricchisse il capoluogo virgiliano.
A raccontarlo è stato il consigliere della Fondazione d’Arco Sergio Genovesi che ha tracciato un approfondito ritratto della contessa soffermandosi in particolare sulla sua operosità nei decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale, con le sue numerose partecipazioni ad associazioni e sodalizi come l’Accademia Virgiliana, ma anche “Arte e natura” che coordina e ospita nel suo palazzo dibattendo con personaggi quali Marani, Dallamano, Ruberti, Zerbinati, Pesenti, sulla ricostruzione della città. Offrirà anche sede nel palazzo ad altre associazioni, come la Società per il Ducale (della quale era socia dal 1936), la sezione mantovana di Italia nostra, l’associazione Amici di Mantova, l’associazione per la difesa dei monumenti e del paesaggio, divenendo di tutte presidente.
“E nel suo salotto – ha ricordato Genovesi – riceveva soprattutto i mantovani, non i notabili ma un po’ tutti. La bella riprova di questo spirito è testimoniata dall’indimenticato maestro Ettore Campogalliani quando ricorda la nascita del Teatrino d’Arco da destinare all’Accademia Teatrale Francesco Campogalliani”.
Erano i primi anni ’50 e Giovanna gli disse “Maestro il teatro è vostro”. Fu questa un’altra delle tante visioni che caratterizzarono un impegno praticamente continuo della contessa per quasi tre decenni verso la sua Mantova. “Lei vuole che i suoi beni continuino a vivere” dichiara Genovesi che a tal proposito sollecita i rappresentanti della istituzioni presenti, ad iniziare dal vice sindaco di Mantova Giovanni Buvoli, “a prestare attenzione al grande patrimonio che Giovanna D’Arco ha lasciato in città ma anche a quello fuori dal capoluogo come la splendida Villa delle Bertone”. Intanto Genovesi spiega che ll primo passo della Fondazione sarà quello di dedicarle una biografia completa.
Pure il conservatore del Museo di Palazzo D’Arco Italo Scaietta pone l’accento nel suo intervento sull’impegno della contessa nel volontariato, dal Cenacolo Mantovano al Soroptimist, dalla Croce Rossa al Wwf, alla Società per il Palazzo Ducale. A tal proposito è Roberta Piccinelli, conservatore dei Musei Civici di Mantova, a spiegare come fu proprio grazie all’intermediazione di Giovanna che tra il 1969 e il 1970 si perfezionò la donazione “del dipinto che ritrae Margherita di Savoia da parte di re Umberto II di Savoia alla Società per il Palazzo Ducale. L’opera viene depositata in Palazzo Ducale per incrementare e valorizzare il patrimonio pubblico storico-artistico”.
Pure questo un gesto, come evidenzieranno gli interventi anche di altri relatori, che dimostra la convinzione e la sensibilità di Giovanna d’Arco verso l’importanza della fruizione e valorizzazione dei beni culturali, già negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.
La giornata dedicata a Giovanna D’Arco è proseguita nel pomeriggio con la visita, da parte di una delegazione composta dal consiglio della Fondazione d’Arco e dagli Amministratori del Comune di Goito, al cimitero locale per rendere omaggio alla contessa nella cappella funeraria di famiglia.