MANTOVA – Coccoina, ma anche Big Babol, Idrolitina, Mutti, Pennelli Cinghiale e così via….sono tante le confezioni, che siano esse scatolette, barattoli, tubetti che raccontano una storia, quella dell’Italia e del made in Italy. Il racconto di questo spaccato della nostra storia è racchiuso in “Senza scadenza, l’intramontabile packaging made in Italy” di Camilla Sernagiotto che è stato presentato questa mattina alla libreria Libraccio di via Verdi.
“Io sono un’appassionata di scatole, boccette tubetti e adoro il made in Italy che ha tutte quelle confezioni che non sono mai cambiate nel tempo – racconta Camilla Sernagiotto, autrice del libro – e mi sono chiesta perchè questi prodotti iconici italiani non si sono mai rinnovati? E allora ho iniziato a fare ricerche, a parlare con le aziende e sono venute fuori delle storie meravigliose, storie che parlano del nostro paese, di persone che hanno rischiato tutto e che tutt’ora con generazioni di nipoti ed eredi portano avanti i valori, perchè dietro a queste scatolette, a questi tubetti c’è sempre una famiglia”.
Impossibile non riconoscere oggetti che hanno fatto parte dell’infanzia di tutti noi
“Dell’infanzia ma anche del presente – continua Sernagiotto – perchè ci sono tutt’ora sugli scaffali dei negozi anche se sono vintage. Io spero che sia un’infanzia che tramanderemo ai nostri figli, ai nostri nipoti facendola diventare l’infanzia di tutti noi perchè è davvero un piccolo tesoretto artistico italiano”.
Qual’è il messaggio del libro?
“Il messaggio è: valorizziamo l’artigianalità, il genio e anche chi ha rischiato tantissimo per dare lavoro agli altri – conclude Sernagiotto – perchè come si può leggere nel mio libro ogni capitolo è dedicato ad un’azienda e dietro ogni azienda c’è una famiglia e anche le grandi aziende partono da nuclei familiari e in tutte queste realtà gli operai, i dipendenti sono considerati parte della grande famiglia”.
All’evento, organizzato da Apindustria Confimi Mantova e moderato da Giacomo Cecchin ha partecipato anche Eleonora Calavalle amministratore delegato di “Pennelli Cinghiale” azienda storica mantovana. “E’ una grande emozione essere inseriti in questo libro – ha commentato – è come essere seduti con io gotha dell’imprenditoria italiana, Pennelli Cinghiale nasce nel 1945 quando mio nonno ha fondato questa azienda a Cicognara con l’aiuto di 7 lavoratrici, tutte donne, presenza femminile, quindi, che inizia agli albori della nostra impresa, ma è un’aspetto che prosegue tutt’ora, le nostre manovalanze, sono infatti, per l’80% donne. Oggi Pennelli Cinghiale è considerato un marchio storico di interesse nazionale dal Ministero dello Sviluppo Economico e questo è un’aspetto di orgoglio, ma anche di grande responsabilità perchè significa essere sempre all’altezza delle aspettative dei consumatori italiani essere legati alla territorialità, non delocalizzare”.
Terza generazione in azienda, ma com’è cambiato il lavoro durante questo arco di tempo? “Mi piace sempre ricordare che Pennelli Cinghiale ha voluto sempre conservare due aspetti – racconta Calavalle – l’importanza di una parte di lavoro artigianale, manuale, noi trasferiamo ai nostri dipendenti le competenze tecniche per fare ancora in nostri pennelli a mano, ma allo stesso tempo abbiamo investito in tecnologie 4.0 che ci permettono di produrre 11mila pennellesse al giorno, quindi alta artigianalità e nuove tecnologie per rispondere alle esigenze del mercato di oggi”.
E chi si dimentica il “grande pennello”?
“Abbiamo inaugurato 2 anni fa il museo aziendale che fa parte del circuito musei di imprese italiani – conclude Calavalle – è un museo dove ripercorriamo completamente la storia della nostra azienda, dall’inizio, quando con il calesse mio nonno andava a vendere i prodotti di Cicognara in giro per l’Italia, fino al cult, il “grande pennello” della pubblicità che è diventato un’icona italiana”.