MANTOVA – Ha iniziato a raccontare il mondo che lo circondava senza alcuna presunzione o censura, concentrandosi soprattutto sui paisan – salariati e braccianti agricoli – e su quella civiltà contadina cui sentiva profondamente di appartenere e alla quale desiderava “restituire voce, dignità e storia” in un momento di trasformazione e di trapasso definitivo, segnato dalla meccanizzazione dell’agricoltura. Un mondo fatto di saperi, riti, tradizioni ma, soprattutto, di persone. Ed è proprio a questo mondo che la Casa del Mantegna dedica un omaggio con la mostra fotografica “Giuseppe Morandi, fotografie ritrovate”, che sarà inaugurata sabato 12 luglio e resterà visitabile fino al 24 agosto.
La proposta culturale estiva della Casa del Mantegna si distingue così per la qualità e il valore storico dell’esposizione, che presenta oltre 100 scatti del fotografo di Piadena (Cr), ripercorrendo la sua vita, i suoi luoghi e il suo sguardo unico sulla realtà rurale della Bassa Padana.
Alla presentazione dell’esposizione hanno preso parte il vicepresidente della Provincia Massimiliano Gazzani, il presidente di Pantacon Matteo Rebecchi, Moira Sbravati – responsabile Settore cultura della Provincia – e Gianfranco Azzali, fondatore insieme a Morandi della Lega della Cultura di Piadena. Rebecchi ha sottolineato come le opere di Morandi ci leghino in modo profondo al passato e alla storia del lavoro agricolo, restituendoci, attraverso i volti immortalati, un patrimonio umano e culturale di immenso valore.
Morandi, infatti, ha lasciato un archivio di oltre 10.000 scatti, realizzati a partire dagli anni Cinquanta e quasi esclusivamente in bianco e nero, con poche eccezioni – come i lavori realizzati in India – dove i colori lo conquistarono al punto da cambiare registro. «Non ha mai voluto essere chiamato artista – ha raccontato Azzali – perché si definiva più un politico. Eppure le sue fotografie sono state persino studiate da Bertolucci per trarne ispirazione per il film ‘Novecento’.» Anche i suoi filmati sulla vita contadina sono tra i pochi rimasti integri e autentici.
L’idea della mostra nasce tra il 2019 e il 2020, durante la riorganizzazione dell’archivio personale di Morandi. Parte del materiale era già stata digitalizzata grazie al supporto di Regione Lombardia; altri scatti si trovano presso l’Università di Parma. Dopo la sospensione dovuta alla pandemia, il lavoro è ripreso nel 2022 e si è concluso nel 2023, permettendo di ricomporre l’intero percorso creativo e intellettuale dell’autore. Le fotografie di Morandi sono state accostate a quelle dei grandi documentaristi americani degli anni Trenta, come Dorothea Lange e Walker Evans, che immortalarono le aree rurali degli Stati Uniti durante la Grande Depressione. Allo stesso modo, Morandi ci restituisce uno sguardo sincero e struggente sulla millenaria civiltà contadina padana.
L’omaggio al fotografo è completato dalla pubblicazione di un libro collegato alla mostra, curato da Matteo Rebecchi e Gianfranco Azzali.
L’inaugurazione si terrà sabato 12 luglio alle ore 18. La mostra sarà visitabile gratuitamente. La mostra sarà aperta da martedì a venerdì dalle 10 alle 13, sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19 e domenica dalle 9.30 alle 12.30