L’arte senza tempo di Augusto Morari: un viaggio di 70 anni in mostra

MANTOVA – Nel primo giorno d’inverno arriva un regalo di Natale per i mantovani: la mostra ‘Un sentiero di vita nell’arte’ di Augusto Morari. Sì perché dal 21 dicembre 2024 al 23 febbraio 2025 la Casa del Mantegna di via Acerbi, punto focale culturale cittadino, ospita la rassegna del grande artista e critico mantovano, aperta gratuitamente al pubblico.

Una sessantina le opere della monografia, realizzate tra il 1953 e il 2024, che illustra l’intera produzione artistica di Morari, attraverso una ricerca espressiva che interseca le principali correnti del secondo Novecento, dal neo-naturalismo (sono esposti diversi paesaggi) all’informale e astratto.
Classe 1938, Augusto Morari ha dedicato tutta la sua vita all’arte” – come ha sottolineato il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, durante l’odierna presentazione della mostra – “è con profonda riconoscenza e amicizia che abbiamo sostenuto la mostra antologica dedicata all’opera di Morari, arista che segnato in modo indelebile la storia culturale della nostra città” ha concluso il primo cittadino.
La mostra, infatti, gode del sostegno del Comune di Mantova con il Museo Maca di Palazzo San Sebastiano e Palazzo Te, del contributo della Fondazione Banca Agricola Mantovana e della Provincia di Mantova rappresentata dal consigliere con delega al Turismo, Edilizia, Patrimonio e Demanio e strade Provinciali nonché sindaco di Castiglione d/S, Enrico Volpi, il quale ha sottolineato che “la Casa del Mantegna è un punto focale della cultura cittadina ed un orgoglio ospitare in questi prestigiosi spazi le opere di un amico”. Volpi ha poi sottolineato il fatto che questa esposizione “si inserisce nella proposta turistica della zona del basso Lago di Garda, che vanta 28 milioni di visitatori annui, pertanto l’esposizione è un punto di attrazione forte”.

Un ritorno alle origini, quello di Morari, che nel 1955 espose per la prima volta una sua personale proprio alla casa del Mantenga e vinse il premio Giordano di Capi.

Ezio Zani, direttore della Fondazione Sabbioneta Heritage e uno degli autori con Stefano Baia Curioni e Renata Casarin dei testi inseriti nel catalogo che raccoglie oltre 120 opere dell’artista (pubblicato in occasione della mostra) ha ribadito come “l’arte è qualcosa che abbraccia tutta la vita”. E un abbraccio e una connessione con l’umano denotano le opere di Murari, come ha osservato Stefano Baia Curioni, direttore di Fondazione Palazzo Te: “Morari ha servito la pittura, la capacità di creare, conservare, ridisegnare, far vivere di immagini e cogliere, preservare in esse sensi segreti per proporli agli altri, all’umano”. Baia Curioni ha anche sottolineato il dovere dei cittadini mantovani di conservare questo tesoro avendo avuto la fortuna di nascere qui.

Sostegno alla rassegna anche dalla Fondazione Banca Agricola Mantovana, rappresentata dal presidente Arrigo Gianolio esprimendo “l’immenso piacere della Fondazione nel sostenere la mostra antologica che illustra lo straordinario percorso di questo eclettico maestro mantovano”.
Presente all’inaugurazione anche l’ex parlamentare Anna Lisa Baroni che ha affermato “ho chiesto alla senatrice Mariastella Gelmini di avere la delega sul territorio per la Comunità del Garda, per quindi essere utile qui e mi fa piacere che anche il Comune e la Provincia abbiano accettato di entrare nella comunità benacense: questo significa anche che le divisioni non vanno mai bene, ma che al contrario è necessario essere uniti per la propria gente. Con Morari il confronto è sempre stato attivo, a volte con aspetti quasi irritanti, ma sempre con grande intelligenza” ha concluso Baroni.

La parola poi è passata all’autore della mostra “ringrazio tutti i presenti per l’ospitalità in questa meravigliosa casa e per la continua fiducia. Sono molto felice di essere parte del comitato scientifico per il rinnovamento culturale per il Palazzo Te che sta portando avanti politiche di rinnovamento. Nel catalogo” – ha continuato Morari – c’è anche una mia autobiografia. Racconto la mia vita, e nello scritto che cercato di “giustificarmi” perché ho tradito per 20 anni la pittura e ho fatto altri lavori come l’insegnante alla scuola di restauro e lo scenografo”. Morari, poi svela un ricordo giovanile della connessione con l’arte risalente al 1954: “A Venezia davanti all’opera L’Urlo di Munch ho subito provato comprensione e amore”.
Un amore che giunge fino ad oggi, dalla crescita dell’artista tra gli stimoli di Palazzo Ducale fino al diploma al liceo artistico di Brera ai riconoscimenti nella pittura e nella grafica come il Premio Mantegna e il Premio di Pittura al Palazzo della Stampa di Milano

Le sue opere partono dal neorealismo che si esprime in urto emotivo a influssi del Seicento e Settecento Lombardo per passare alla vocazione informale ed astratta del neo-romantico e giungere durante la pandemia all’ispirazione della natura rigogliosa del proprio giardino, indagando la relazione tra luce, fiori e piante.
Di parere contrario rispetto alle “pause” pittoriche di Morari, Renata Casarin che afferma – “vi è una continuità artistica  e nel dopoguerra, l’artista  ha saputo presentare il paesaggio, proponendo una visione dell’arte da una parte più realistica e dall’altra
più astratta. Augusto si muove nella temperie culturale, la sua opera si situa nella situazione artistica, aprendosi alla prospettiva”.

“Questa è l’ultima mostra”, spesso ripete Morari come affermano i suoi amici e ammiratori,  ma speriamo non sia davvero così.
La mostra è visitabile sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 17 (compreso il 27 dicembre), nei giorni feriali dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e il lunedì e il giovedì anche dalle 14.30 alle 17.

di Roberta Gueli