Leo Nucci incanta Palazzo Ducale: applausi e standing ovation – VIDEO

MANTOVA – “Vivere la parola nella musica”. Questa è l’opera. Almeno così l’ha definita il baritono Leo Nucci, che in una gremita Sala di Manto di Palazzo Ducale è stato il protagonista del primo appuntamento degli Aperitivi di Oficina OCM.
Nucci ha tenuto altissima l’attenzione del numeroso pubblico dialogando con Danilo Boaretto, musicologo e direttore di OperaClick. Ma è stato quando, sollecitato da quest’ultimo, ha intonato la celeberrima “Cortigiani, vil razza dannata” dal Rigoletto che il baritono ha fatto vibrare la sala in un momento di pura emozione, unendo la potenza della voce alla profondità dell’interpretazione e regalando al pubblico un frammento autentico di teatro e verità.
Ad accompagnarlo nell’esecuzione l’Ensemble dell’Orchestra da Camera di Mantova, formato da Pierantonio Cazzulani al violino, Paolo Perucchetti al violoncello e Paolo Marcarini al pianoforte.
Al termine, l’intera sala si è alzata in piedi per una standing ovation accompagnata da un lunghissimo applauso.
La serata, dal titolo “Il mio universo è in te, Mantova”, ha rappresentato per Nucci un ritorno alle radici di un legame artistico e umano che dura da decenni. Mantova, ha ricordato, è una delle città a cui è più legato: qui ha interpretato molte opere e qui ha ricevuto mportanti riconoscimenti come il Premio Rigoletto, il Campogalliani e il premio dedicato all’amico Enzo Dara.
Nel dialogo con Boaretto, Nucci ha ripercorso momenti salienti della sua lunga carriera, raccontando aneddoti e riflessioni su un mestiere che considera prima di tutto un atto d’amore verso la parola e la musica. Non sono mancati accenti polemici nei confronti di certi registi contemporanei: il baritono si è infatti scagliato contro chi “snatura” l’opera e i suoi personaggi, stravolgendo le ambientazioni verdiane o imponendo letture forzate e fuori contesto. Per Nucci, il rispetto dell’intenzione del compositore e della drammaturgia originale è una forma di verità artistica imprescindibile.
Tanti pensieri speciali sono andati, naturalmente, a Rigoletto, il personaggio che più di ogni altro ha segnato la sua vita artistica, interpretato in oltre seicento recite e cantato almeno 4 mila volte. “Il motore dell’opera è l’emozione – ha sottolineato – e ogni emozione è unica”. Ha poi ricordato il Rigoletto eseguito a Mantova con la moglie, il soprano Adriana Anelli, accolto da un tale successo da spingere l’impresario all’ultimo a riproporlo la sera successiva nonostante vi fosse già un altro spettacolo in cartellone.
Approfondendo il significato dell’opera verdiana, Nucci ha evidenziato come Rigoletto sia una tragedia che parla di passioni eterne – la vendetta, la colpa, la disperazione – ma soprattutto della fragilità umana di chi non riesce a riconoscere le proprie responsabilità. Quando Rigoletto esclama “Ah, la maledizione!”, ha spiegato il baritono, sa di essere lui stesso la causa della morte di Gilda, ma non vuole ammetterlo: preferisce attribuire la colpa al destino. “È questa la grande intuizione di Verdi e del librettista Piave – ha sottolineato – perché l’uomo, allora come oggi, tende a non voler assumersi la responsabilità delle proprie azioni”.
L’incontro, accolto da un pubblico caloroso e attento, si è concluso con parole di gratitudine e con l’abbraccio simbolico tra il grande interprete e la città che da sempre custodisce l’anima del suo Rigoletto.