L’intelligenza artificiale non fa paura, ma va compresa ed educata al servizio dell’uomo

MANTOVA – “Sapienza e Intelligenza a confronto” questo il titolo dell’incontro pubblico che si è tenuto questa seta nella Basilica di Santa Barbara e che ha concluso la giornata dedicata all’AI organizzata organizzata dal Tavolo per il bene comune che questa mattina ha visto la firma del protocollo d’intesa tra Diocesi e mondo del lavoro.
Insieme al vescovo Marco Busca sono intervenuti Alfio Ferrara, professore ordinario di Informatica all’università degli studi di Milano presso la quale è delegato per l’AI Literacy ed è fra i promotori del nuovo centro di ricerca su Digital humanities and applied AI, Sergio Gatti, membro del comitato scientifico della Settimana Sociale dei Cattolici, direttore generale di Federcasse e fondatore della Scuola di Economia Civile.
Dopo il saluti di presentazione di Francesco Righi, coordinatore del Tavolo per il bene è stato il vescovo Busca a prendere la parola
“L’intelligenza artificiale può darci più tempo libero con un miglioramento della qualità della vita – ha osservato il vescovo, Marco Busca, ma la sfida è proprio quella di orientare questi strumenti verso il bene comune e far si che il progresso comporti una continua crescita della nostra umanità. Siamo consapevoli che le nuove tecnologie portano opportunità, ma anche rischi che vanno conosciuti e contrastati, uno di questi è senz’altro il rischio dell‘impoverimento e del degrado del pensiero. Per i Greci il pensiero era composto da intelletto e da spirito, queste due dimensioni si sono sconnesse e sono incapaci di interagire e l’intelligenza artificiale può ampliare questo divario, è fondamentale che ci siano gruppi, scuola, famiglia che riportino l’attenzione sullo spirito e su forme di apprendimento meno veloci, ma più approfondite. E’ un paradosso che siamo in una società dove abbiamo raggiunto il libero pensiero, ma di pensieri ce ne sono pochi”. Il vescovo Busca, pone l’accento su 4 parole chiave: centralità che significa che l’intelligenza artificiale deve essere a servizio dell’uomo, ma la persona deve rimanere al centro, inclusività vale a dire che questi strumenti devono essere accessibili a tutti, trasparenza per la quale gli algoritmi devono poter essere controllati e responsabilità di chi sviluppa questi sistemi.
“Credo che la questione non sia l’essere pro o contro la tecnologia – conclude il vescovo, Busca – l’uomo è nato tecnico, e fa parte del suo sviluppo di umanizzazione quello di incorporare delle intelligenze nella tecnica l’importante è non perdere una dimensione dell’intelletto e di spirito che non può essere sostituita dalle macchine e dalla tecnologia, questo ci ricorda che a fronte di grandi potenzialità che anche l’intelligenza artificiale ha e che potrà davvero migliorare le condizioni complessive della vita sociale ci sono dei rischi e una mancata regolamentazione etica di questo strumento è pericolosa. E’ quindi necessario promuovere una riflessione pubblica seria e anche una guida illuminata da parte dei politici e dei tecnici per poter davvero riuscire a farlo diventare un progresso umano”.
A presentare l’incontro è stato un video, dove una voce generata dall’intelligenza artificiale ha salutato i presenti dando voce a giovani, imprenditori, lavoratori che hanno formulato delle domande per ascoltare le risposte degli esperti.
“Non dobbiamo aver paura dell’intelligenza artificiale come di nessun’altra tecnologia sottolinea Alfio Ferrara – perchè è nelle nostre mani, dobbiamo conoscerla meglio di altre tecnologie, che vuol dire non solo saperla usare ma anche capire come funziona e in questo caso dico che possiamo non avere troppe paure. Il messaggio di questo incontro è proprio questo, approcciarsi all’AI con spirito critico, non pensare che sia una tecnologie come le altre, che “pensi” cosa che non fa affatto, ma capire come genera i contenuti e quindi sapere se e quanto possiamo fidarci a quel punto può davvero diventare molto utile”.
Spesso si evoca lo scenario dell’AI che ci sfugge di mano e prende il sopravvento “Io non penso che questo scenario sia realistico – conclude Ferrara – difficile fare previsioni sul futuro, ma lo scenario più probabile è che siamo noi a farne un cattivo uso, ma questo vale per tantissime altre cose”.
Nel video un ragazzo chiede se le macchine avranno il sopravvento e se l’intelligenza artificiale spegnerà il processo creativo. “L’intelligenza artificiale può anche farci lavorare di più, perchè ci fa venire in mente idee, spunti da cui dare il via al processo creativo, non dimentichiamo che però è necessario uno spirito critico e una conoscenza degli strumenti che in questo caso è fondamentale, da qui dico solo una parola: formazione. Per capire lo strumento che si ha davanti e imparare ad usarlo al nostro servizio” risponde Ferrara.
“Io non sono un tecnico, ma io stesso mi pongo delle domande -commenta Sergio Gatti – Ci sarà concorrenza tra noi le macchine? In parte si. Perchè dobbiamo conoscerle e la banalità dei meccanismi che sono resi potenti dalla capacità di calcolo. Verremo sostituiti? Per alcuni lavori siamo già stati sostituiti, per alcuni ambiti come ad esempio i robot infermieri vanno arginati, non possono prendere decisioni, ma possono essere un valido aiuto. Spegneranno il pensiero pensante, quello umano fatto di intelletto e spirito a favore del pensiero calcolante? Questo è il rischio più grande, appiattirsi pigramente su alcune soluzioni rielaborate di dati già esistenti e quindi non genuine. Per questo siamo davanti a tre sfide: una esigenza educativa all’intelligenza artificiale, e la seconda sfida è quella di educare con l’intelligenza artificiale, ci sono ambiti utili come il lasciarsi ispirare. Comunque dobbiamo conviverci, per cui misuriamo le distanze e affrontiamo questa concorrenza con una guida.
L’altro obbiettivo è quello di educare l’intelligenza artificiale provare a limitarne alcune derive o alcuni sbandamenti. La creatività umana è una delle cose più straordinarie e dobbiamo preservarla, si deve stimolare con l’intelligenza artificiale, ma non appiattirsi. C’è da fare, ma questi incontri sono particolarmente significativi”.

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