Mantova, il quartiere dei Gesuiti culla della prima università e della città del sapere

MANTOVA – Nell’attuale edificio del Liceo Virgilio nacque la prima università di Mantova, mentre tutto l’isolato tra via Ardigò e via Pomponazzo era di proprietà dei Gesuiti che costruirono man mano i “palazzi dello studio”. Sono alcuni degli spunti emersi questa mattina durante il convegno “Dall’università dei Gesuiti a Univermantova (1625-2025)” che si è tenuto all’Accademia Nazionale Virgiliana, excursus nella storia dell’Università di Mantova con particolare focus dall’epoca dei Gonzaga all’inizio del XIX secolo, dalla fondazione agli edifici, dalla medicina alla fisica.

LA STORIA
Con l‘arrivo dei Gesuiti a Mantova, nel 1584, si segnò una svolta fondamentale per l’istruzione della città: i Gesuiti aprirono il loro collegio, che nel 1625, sotto il duca Ferdinando Gonzaga, si trasformò nel “Pacifico Ginnasio Mantovano”, un centro universitario che includeva tre facoltà: Filosofia e Teologia, Giurisprudenza e Medicina.
Nel 1760, con un piano generale emesso dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la scuola venne ridotta a “Regio Arciducale Ginnasio”, e vennero attrezzati un gabinetto di fisica, un laboratorio chimico, un museo di storia naturale e un orto botanico. Nel 1773, le istituzioni scolastiche mantovane vennero uniformate a quelle lombarde, e nel 1807 fu formalmente riconosciuto il “Regio Liceo del Mincio”. Durante il periodo napoleonico, la scuola assunse un orientamento pratico, mentre con la Restaurazione si tornò ad un indirizzo classico.
Nel 1867, con il decreto di re Vittorio Emanuele, il liceo fu intitolato “Liceo Ginnasio Virgilio”, nome che conserva tuttora. La riforma Gentile del 1923 modificò il sistema scolastico, concentrandosi maggiormente sull’indirizzo classico, lasciando meno spazio agli studi tecnici.

LA NASCITA DELL’UNIVERSITA’ E IL RUOLO DEI GESUITI
Il presidente dell’Accademia Virgiliana, Roberto Navarrini, ha aperto il convegno tracciando le tappe principali della trasformazione dell’Università di Mantova. “Oggi ricordiamo la fondazione dell’università di Mantova nel 1625, precisamente il 5 novembre”, ha dichiarato Navarrini. “Il duca Ferdinando Gonzaga aggiunse allo studio dei Gesuiti materie come il diritto e la medicina, reclutando importanti professori. L’Università iniziò con 29 professori e 238 studenti, un evento che segnò l’inizio di una lunga storia accademica.”

Il coordinamento degli interventi è stato curato da Dino Zardi, dell’Università di Trento e membro dell’Accademia Virgiliana. Durante la mattinata, Gian Paolo Brizzi dell’Università di Bologna, ha trattato il tema de “Il Ginnasio Pacifico di Mantova nel quadro delle università italiane ed europee della prima età moderna”. Brizzi ha sottolineato l’importanza del contributo dei Gesuiti nella formazione della classe dirigente, sia nobiliare che professionale, a Mantova e nelle altre università europee. Ha inoltre discusso della nascita delle università, indicando il 1155 come anno di riferimento per l’inizio delle università moderne, quando alcuni studenti si rivolsero a Federico Barbarossa per ottenere l’indipendenza politica.

GLI EDIFICI STORICI E LA NASCITA DEL PALAZZO DEGLI STUDI
Una parte rilevante del convegno è stata dedicata agli edifici storici legati alla Compagnia di Gesù a Mantova e alla nascita del Palazzo degli Studi “È stato l’argomento della mia tesi di laurea,” ha spiegato Luisa Onesta Tamassia, ex direttrice dell’Archivio di Stato di Mantova e docente di Storia dell’Architettura all’Università Cattolica – “Mi sono laureata in storia dell’architettura proprio sul complesso gesuitico di Mantova, e quindi ho approfondito le diverse fasi di evoluzione del complesso, dalla chiesa alla sagrestia, dalle aule al Palazzo degli Studi. Ho cercato di tracciare un quadro che raccontasse come la struttura sia cambiata nel tempo, passando da uno spazio dedicato all’educazione spirituale e religiosa a un centro di studio laico, nel corso dei secoli.”
L’intervento di Tamassia ha avuto un carattere molto tecnico, ma al tempo stesso accessibile. Ha analizzato come i Gesuiti, durante il loro periodo di presenza a Mantova (1584-1773), abbiano trasformato l’isolato compreso tra via Ardigò, via Pomponazzo e via Bertani, un’area che oggi ospita il Liceo Virgilio e la Biblioteca Teresiana. L’analisi ha toccato la genesi e l’evoluzione del Palazzo dello Studio, uno degli edifici chiave di Mantova, oggi sede di importanti attività culturali e educative.
“Abbiamo scoperto,” ha detto Tamassia, “che l’isolato che oggi conosciamo era inizialmente molto diverso, con una suddivisione degli spazi che rispondeva a un progetto architettonico in continua evoluzione. I Gesuiti, con le loro necessità educative, hanno prima costruito la chiesa e la sagrestia, poi si sono concentrati sulle aule e infine sul palazzo degli studi, che in seguito ha ospitato diverse istituzioni scolastiche.”

Una delle curiosità emerse durante l’intervento riguarda il doppio ingresso della struttura, che oggi possiamo osservare nel Liceo Virgilio e nella Biblioteca Teresiana. “Gli antichi progetti prevedevano un ingresso principale che avrebbe dovuto collegarsi all’angolo di via Ardigò fino a via Dottrina Cristiana,” ha spiegato Tamassia, “ma questo fu scartato poiché risultava troppo imponente. La soluzione adottata fu quella di dividere l’edificio in due sezioni separate, con una differenziazione anche nelle cornici delle finestre e nelle caratteristiche dei due piani.”
Uno degli aspetti più affascinanti di questa analisi è il contrasto tra il primo e il secondo piano del palazzo. Come osservato dalla docente “le cornici delle porte e delle finestre al primo piano, che in origine si aprivano su un atrio principale, erano molto più elaborate rispetto a quelle del piano terra, che rappresentavano l’ingresso destinato alla parte più operativa della scuola, quella rivolta agli studenti.”

L’intervento di Tamassia ha offerto un’interpretazione dettagliata delle dinamiche urbanistiche di Mantova in quel periodo, con uno sguardo inedito su come i Gesuiti abbiano modulato l’architettura della città per riflettere i mutamenti culturali, religiosi e sociali che segnarono la loro permanenza. La visita guidata, che ha seguito la conferenza, ha permesso ai partecipanti di osservare in prima persona gli spazi descritti, rendendo ancora più tangibile la trasformazione storica e architettonica raccontata.

MEDICINA E FISICA A MANTOVA
Non è mancata una riflessione sullo sviluppo delle facoltà scientifiche a Mantova, in particolare medicina e chirurgia nel XVIII secolo, tema trattato dal dottor Andrea Zanca.
È stato anche approfondito il contributo dei Gesuiti alla fisica, con l’intervento dell’accademico e docente di fisica Ledo Stefanini, che ha raccontato come i Gesuiti abbiano svolto un ruolo fondamentale nella diffusione delle scienze, nonostante la loro posizione separata dalle università del periodo.

“Per inquadrare la storia,” ha spiegato Stefanini, “parto dal 1610, quando uscì il ‘Sidereus Nuncius’ di Galileo, nel quale venivano misurate le montagne della Luna. Nel 1611 i Gesuiti convocano una grande conferenza nel collegio gesuitico di Mantova, dove un geometra di Parma, che voleva smontare le teorie di Galileo, giunse però alle stesse conclusioni, ma con un approccio ‘gesuitico’. Galileo si arrabbiò moltissimo per questo.”
Stefanini ha poi sottolineato come questa fosse una tappa fondamentale per la fondazione del Collegio, dove i Gesuiti avevano l’esclusiva nell’educazione della gioventù nobile. “Le cose cambiano con l’istituzione delle Accademie,” ha aggiunto Stefanini, “pur avendo un ruolo distinto dalle università come le intendiamo oggi. Nel 1700, infatti, insegnare all’Università non era così prestigioso come appartenere a un’Accademia, che cominciò a diffondere le scienze naturali, con un’importante funzione motrice per la cultura.”
Con la fondazione dell’Accademia di Mantova, furono affrontati problemi legati alle scienze applicate, come la bonifica dei laghi e il controllo delle acque, con premi banditi per risolvere questi problemi, tra cui l’invenzione di draghe per la bonifica dei laghi e barche a fondo piatto per navigare in acque basse. “Molte delle lezioni erano matematiche,” ha concluso Stefanini, “e questa fu una novità per l’epoca.”
Infine, Riccardo Govoni, consulente scientifico per il Gabinetto di fisica del Liceo Virgilio, ha presentato la strumentazione scientifica storica del Liceo Virgilio e le sue connessioni con l’Università di Mantova.

La mattinata si è conclusa con una visita guidata alla Biblioteca Comunale Teresiana, accompagnati dalla direttrice Francesca Ferrari.

Il convegno di questa mattina si inserisce nella giornata di studio che nel pomeriggio ha visto affrontare il mondo universitario attuale tra ricerca e fondi per aumentare l’offerta formativa.