MANTOVA – Un’altalena che dondola sul bagnasciuga e un pallone da calcio poggiato sulla sabbia: è questa l’immagine di copertina di “1982 e dintorni. Cosa rimane di noi”, il nuovo libro del giornalista mantovano Matteo Vincenzi, presentato oggi pomeriggio nel salone del Palazzo del Plenipotenziario di Mantova davanti a un pubblico numeroso e partecipe.
Al tavolo dei relatori, accanto all’autore, l’editore Nicola Sometti, il vicepresidente della Provincia Massimiliano Gazzani e Sabrina Cavalli, caposervizio delle pagine della provincia de La Voce di Mantova, giornale con cui Vincenzi collabora da molti anni.
Il libro, pubblicato da Sometti Editore, è un’operazione di autentico “scavo” nella memoria, in quello che l’autore definisce «il paradiso dei ricordi», certo di trovarvi molto di personale ma anche tanto di collettivo, appartenente a chi ha attraversato gli anni Ottanta.
Il filo conduttore di questo viaggio nel tempo è il Mondiale di calcio del 1982, vinto dagli Azzurri di Enzo Bearzot in Spagna. Una vicenda sportiva che occupa la prima parte del volume e che, per chi c’era, resta un simbolo irripetibile.
«Una manifestazione inarrivabile per l’intensità, le emozioni e l’atmosfera magica che ha saputo regalare», racconta Vincenzi. «Cionondimeno il libro si premura di raccontare sommessamente il contesto storico e sociale in cui quel successo è maturato, e l’emozione di un popolo che visse quel trionfo come una sorta di riscatto».
Non un libro di sport, dunque, ma la narrazione di un’epoca: quella di un’Italia che credeva ancora nella speranza e nella possibilità di sognare insieme. L’effetto nostalgia attraversa ogni pagina, tra ricordi familiari, esperienze d’infanzia e descrizioni minuziose della provincia italiana, dei suoi riti quotidiani, dei suoi luoghi e dei suoi personaggi. Il racconto scorre tra aneddoti personali e uno sguardo partecipe sulla società degli anni Ottanta, dipinta nei suoi usi e costumi, nelle sue luci e ombre. Uno dei capitoli più emblematici è dedicato ai bar, che l’autore definisce «luoghi sacri della socialità e di scambi intergenerazionali»: spazi semplici e autentici, dove la vita comunitaria si intrecciava con le grandi e piccole storie del Paese. Ma tra le righe non manca una riflessione più amara sull’Italia di oggi, «in profonda crisi di valori», come scrive Vincenzi, «che ha progressivamente perso il prestigio conquistato in passato, abbassando ogni tensione morale».
Con “1982 e dintorni. Cosa rimane di noi”, Matteo Vincenzi firma così un libro di memoria e consapevolezza, in cui la nostalgia non è semplice rimpianto, ma il desiderio di ritrovare ciò che di migliore – umano e civile – resta di quella stagione.











