GRAZIE (CURTATONE) – Sotto un cielo ancora caldo d’estate e con le prime stelle a fare da cornice, si sono messi al lavoro i dodici maestri madonnari scelti per realizzare qualcosa di straordinario. È cominciata così, già da ieri sera, la creazione dell’opera collettiva “Ianua Coeli”, cuore artistico e spirituale della 600ª edizione dell’Antichissima Fiera delle Grazie. Un’opera che unisce talento, fede e memoria, realizzata sotto la guida del celebre maestro americano Kurt Wenner, già ideatore, 34 anni fa, della storica raffigurazione del “Giudizio Universale” per la visita di Giovanni Paolo II.
Questa volta però, la cornice è quella della fiera, e l’energia che si respira sul sagrato del Santuario della Beata Vergine è intensa e quasi sacrale. Le mani dei maestri si muovono lente, consapevoli, sul nudo asfalto, trasformandolo in tela viva. “Ianua Coeli” – la porta del cielo – prende forma mentre la notte concede un po’ di tregua dalla calura di agosto. C’è chi continua a tracciare linee e sfumature, e chi si stende a riposare sul selciato, come nella fotografia scattata dalla maestra Michela Bogoni, che immortala il collega Ignacio Chavez addormentato davanti a Federico Pillan e Cristina Cottarelli. Poi, già con le prime luci dell’alba, la stanchezza si dissolve e davanti agli occhi prende forma la magnificenza dell’opera.
Un’opera che è simbolo e racconto
L’immagine centrale della composizione raffigura la Madonna Assunta, circondata da angeli che le offrono in volo l’icona della Beata Vergine delle Grazie. Una visione eterea che è insieme omaggio e preghiera. Attorno a lei si sviluppa una narrazione visiva complessa: nella parte inferiore, la storia incontra la fede attraverso la presenza dei Gonzaga – San Luigi, Francesco II e Isabella d’Este – e dei due Papi che visitarono il Santuario: Pio II nel Quattrocento e San Giovanni Paolo II nel 1991. Ai lati, due ali laterali alludono all’impalcato ligneo del Santuario, realizzate in collaborazione con gli studenti del Liceo Artistico di Mantova e di Guidizzolo. All’interno, tra santi e madonnari storici, appaiono figure come San Pio X, San Bernardino da Siena e il maestro Straccetto, in un intreccio di storia, spiritualità e tradizione artistica. Ma è nella scelta dei materiali e dei simboli che l’opera tocca corde profonde: sul fondo dorato della composizione – realizzato con coperte isotermiche come quelle usate per proteggere i senzatetto – si imprime un messaggio forte e chiaro: “gli ultimi saranno i primi”. E per la prima volta nella storia delle Grazie, l’opera diventa anche interattiva, con gli ex voto dei pellegrini realizzati da stampini colorati applicati direttamente sulla sagoma dell’impalcato.
Non è la prima volta, come evidenziato, che il genio di Wenner si mette al servizio della spiritualità di questo luogo. Ma mentre nel 1991 l’opera collettiva era stata pensata in onore del Papa, questa nuova creazione si fa testimonianza viva della Fiera, del popolo che la anima, della memoria che la custodisce. I dodici maestri madonnari coinvolti – Michela Bogoni, Mariano Bottoli, Mariangela Cappa, Ignacio Chavez, Liliana Confortini, Gabriele Ferrari, Ketty Grossi, Simona Lanfredi, Federico Pillan, Giovanni Rota, Tina Seiffert e Michela Vicini – lavorano senza sosta, con la dedizione di chi sa di partecipare a qualcosa che va oltre la semplice arte. È un’opera condivisa, nel senso più profondo del termine: ogni mano, ogni colore, ogni dettaglio contribuisce a costruire una visione collettiva, dove il sacro si fa materia e la comunità si riflette nella bellezza.
Fotoservizio di Antonia Bersellini Baroni