Pesce d’aprile, origine e usanze del fare scherzi. Le bufale più famose

Attenzione a non abboccare: oggi è il 1° aprile. E, come da tradizione, in molti Paesi del mondo la gente si ingegna per fare scherzi. Oggi infatti è un giorno in cui ogni scherzo è consentito. Ma cos’è il pesce di aprile? Qual’è la sua origine? E perchè proprio un pesce?

La storia dell’origine non è del tutto chiara come spesso del resto accade per tradizioni e consuetudini. Una teoria farebbe risalire la nascita del pesce d’aprile al XIV secolo, quando il Beato Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia, salvò un papa che stava per soffocare con una spina di pesce. Il pontefice, per ringraziarlo, decise che nella città friulana non si dovesse più mangiare pesce il primo aprile.
Vi è anche la credenza che il tutto sia nato nel XVI secolo in Francia, quando il Capodanno venne spostato dal 25 marzo al 1° gennaio, grazie alla riforma del Calendario Gregoriano voluta da Re Carlo IX. All’epoca i festeggiamenti del Capodanno cincidevano proprio con il 1° aprile. Quando si cambiò data, non tutti seguirono le nuove regole, anche perché non ne erano venuti a conoscenza. Vennero chiamati “Sciocchi di aprile” e tutti iniziarono a prendersi gioco di loro, facendo scherzi di ogni tipo.

Un’ altra teoria affonda le origini del pesce d’aprile addirittura ad Antonio e Cleopatra. Durante una gara di pesca Antoni avrebbe cercato di barare facendo attaccare i pesci all’amo da uno schiavo. Cleopatra lo scoprì e gli fece a sua volta uno scherzo, facendo attaccare all’amo un finto pesce rivestito di pelle di coccodrillo.
E sempre per rimanere in tema di pesca c’è chi dice che il pesce di aprile sia nato quando, sempre diversi secoli fa, alcuni pescatori tornarono a riva a inizio aprile senza aver pescato alcun pesce e tutti iniziarono a prenderli in giro.

E’ anche verosimile che l’usanza derivi dal fatto che il pesce è un animale che abbocca facilmente all’amo: chi ha subito uno scherzo, ha abboccato come un pesce.

Gli scherzi del primo aprile sono di innumerevoli tipi. Per esempio, in Italia e Francia tra i più comuni vi è quello di attaccare un pesce di carta sulla schiena della vittima. Molto diffusa è anche l’usanza di annunciare notizie false, anche sui mezzi di informazione.
Chi non è più giovanissimo ad esempio si ricorderà che la Gazzetta di Mantova diretta da Rino Bulbarelli ogni anno il 1° di aprile usava ‘spararla grossa’ con qualche notizia. E sempre, a dispetto della data sul calendario, erano in tantissimi che ci credevano e facevano diventare bollenti i centralini della redazione per avere notizie più dettagliate su quanto letto.
Famoso fu lo scherzo del 1° aprile 1957 quando la BBC mandò in onda un servizio nel quale mostrava gli agricoltori del Canton Ticino intenti a raccogliere spaghetti dagli alberi.

Anche Google fu protagoista di un simpaticissimo scherzo. Nel 2010 infatti il motore di ricerca ha organizzato un pesce d’aprile lanciando una nuova applicazione chiamata Google Voice per animali . Il “prodotto” proposto dall’azienda statunitense era stato presentato con tanto di sito ufficiale e video e avrebbe permesso di tradurre (come Google Translator) la voce degli animali!

Un’altra burla passata alla storia è datata 1° aprile 1972 quando venne annunciato il decesso del mostro di Loch Ness. Allora molti quotidiani diffusero la notizia del ritrovamento del corpo dell’animale, ma in realtà si trattava della carcassa di un elefante marino gettato nel lago per scherzo.

Lo scherzo più famoso rimase in ogni caso quello fatto da Orson Welles. Il 1 aprile 1938 quando il celebre regista americano progettò uno speciale programma radiofonico. A causa di problemi tecnici, però, non fu possibile mandarlo in onda. Welles però non si arrese e il 30 ottobre, la radio trasmise “La Guerra dei Mondi”, una radiocronaca dello sbarco dei marziani.
Il panico si diffuse nel giro di un baleno tra i cittadini, i centralini delle stazioni di polizia e dei giornali furono ingolfati da migliaia di telefonate. Ci fu chi si attrezzò con le maschere antigas e in molti si rifugiarono nelle chiese sperando forse che i marziani avrebbero avuto qualche riguardo ad entrarvi. E come spesso accade in queste situazioni non mancò chi affermò d’aver avuto davvero degli incontri “ravvicinati del terzo tipo”, con i marziani.

 

 

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