GAZOLDO – E’ stato consegnato ieri al direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, il premio “Rino Bulbarelli”: la cerimonia di consegna si è tenuta alla Rocca Palatina di Gazoldo, sede dell’associazione Postumia. Sallusti ha ricevuto il premio (alla prima edizione) dalle mani dei figli di Rino, Paola ed Auro. Presenti anche il direttore della Voce di Mantova Alessio Tarpini, l’ex direttore Davide Mattellini e l’ad Maurizio Pellegrini: da anni il Giornale esce in abbinata con la testata mantovana, giunta al traguardo dei 30 anni. Assente per una malattia improvvisa l’altro premiato, Giordano Bruno Guerri.
Il pomeriggio, accompagnato dagli intermezzi musicali della pianista Samanta Chieffallo, è stato poi l’occasione per aprire l’album degli aneddoti, partendo dal primo incontro con l’indimenticato Rino. “Appuntamento in piazza Sordello alle 8 del mattino: io, allora vice direttore del secondo giornale di Como, arrivai alle 6,30 per non essere in ritardo. Lui, Rino, arrivò a bordo di una Porsche nera e ne rimasi talmente affascinato che mi ripromisi di comprarne una quando anch’io fossi diventato direttore. Lui voleva propormi la direzione di una Gazzetta di Carpi, ma io feci l’errore di chiedergli se davvero conoscesse Fausto Coppi: parlammo un’ora e mezza di ciclismo e dopo non ci ricordammo nemmeno il motivo per cui ci eravamo incontrati. Trent’anni più tardi, quando diventai direttore, la prima cosa che feci fu comprare una Porsche: appena uscito dalla concessionaria pensai a Rino e al traguardo tagliato”. “Io sono un modesto artigiano – ha proseguito Sallusti commentando la consegna del premio -, che ha avuto molta fortuna nella vita. Rino e Giordano sono personaggi eccezionali e per me è un onore”. C’è stato spazio anche per una doverosa analisi sullo stato dell’editoria, che attraversa un momento difficile: “I giornali vendono poche centinaia di migliaia di copie, i talk show televisivi raggiungono milioni di persone, i social invece fanno presa su decine di milioni di persone. Va comunque evidenziato che ciò di cui si parla sui social è quello che detta la carta stampata. lo vado in televisione perché lavoro in un giornale ed il dibattito fa sempre riferimento alle notizie della carta stampata. Tutto parte dalla carta stampata. Oggi non abbiamo grandi risposte dalla vendita delle copie e di conseguenza mancano i soldi. Ma il ruolo è identico. Dobbiamo tracciare la rotta perché è lì che si nasconde la vera libertà. Devono esistere giornali di destra o di sinistra, non c’è un giornale super partes visto che nemmeno l’uomo lo è. C’è bisogno di conservare un’identità e di preservare la libertà. Perchè gli inserzionisti credono ancora nella carta stampata? Credo che se un imprenditore investe nella carta stampata finanzia delle idee. Se i gruppi imprenditoriali smettono di fare pubblicità, i giornali muoiono e così muoiono anche le idee. Attraverso la pubblicità, l’imprenditore sostiene un’idea di Paese, che gli permette di fare il suo mestiere. C’è preoccupazione per il futuro, ma molte cose stanno venendo al pettine. In tempi brevi sono convinto che il web diventerà un posto sicuro per l’informazione, oggi invece è come giocare alla roulette, i ragazzi si stanno facendo del male e quindi è bene sapere che cosa si nasconde dietro le pieghe oscure del web”.