Prorogata fino al 28 novembre la mostra “Cucire il tempo. L’arte come tessitura del quotidiano”

MANTOVA – Grazie alla disponibilità della Fondazione le Pescherie di Giulio Romano e delle artiste Rosanna Bianchi Piccoli e Antonella Zazzera, la mostra Cucire il tempo. L’arte come tessitura del quotidiano sarà prorogata fino al 28 novembre. Allestita negli spazi delle Pescherie, la rassegna presenta al pubblico una selezione di opere di biscuit di Rosanna Bianchi Piccoli e due sculture in rame di Antonella Zazzera, lavori inediti scelti dai curatori Stefano Baia Curioni e Melina Mulas.

Rosanna Bianchi Piccoli è un’artista nota per la sua ricerca sulla ceramica dalle origini al contemporaneo. Le cinque sculture esposte, realizzate tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, raccontano il rapporto dell’artista milanese con la terra e l’argilla, intese come “scrigni” che contengono la materia e la sacralità del tempo. Le opere, tra cui Se noi siamo la terra (2001), sono legate con fili colorati, evocativi del suo vissuto.

Antonella Zazzera, artista umbra, lavora con il rame. Le due opere presentate a Mantova – tra cui la scultura Armonico iniziata nel 2011 e ripresa e terminata in occasione di questa mostra – interpretano il concetto di tessitura come sedimentazione. Attraverso fili di rame intrecciati e stratificati, le sculture indagano la centralità della Luce nella definizione dello Spazio e della Forma.

La rassegna – promossa dal Comune di Mantova, Fondazione Palazzo Te e Fondazione le Pescherie di Giulio Romano, in collaborazione con Archivio Maria Lai e Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, con il contributo PIC | Regione Lombardia e con il progetto grafico di Corraini Edizioni – conclude il progetto espositivo dedicato all’arte come tessitura del quotidiano, nato da una riflessione sull’opera di Maria Lai, che ha coinvolto anche le artiste Sonia Costantini, Marta Allegri e Irene Lanza.

“Le sei artiste presentate tessono sia la gioia che il dolore – spiega Melina Mulas che le ha registrate e ritratte con la fotografia – rammendano ferite che generano bellezza, la guarigione e la gratitudine sono l’ordito della loro arte; più intessono e più aprono alla dimensione di libertà che unisce, con un filo, tutte le donne in un’antica sorellanza. Con alcune di loro è nata una spontanea e profonda amicizia. C’è un aspetto, un ingrediente fertilizzante, nel lavoro di queste artiste, che è quasi impossibile esprimere a parole: l’umiltà, nel senso di humilis, dalla terra”.

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