Riva di Suzzara: la Madonna della Cornabusa nel Memoriale della Riconciliazione

RIVA DI SUZZARA – Una giornata di fede e comunità ha segnato i festeggiamenti per il patrono San Colombano. Ieri, nel Parco San Colombano, è stata collocata una copia della Madonna della Cornabusa all’interno della Cappella del Memoriale della Riconciliazione, rendendo l’occasione ancora più intensa e significativa.

La posa della sacra immagine rappresenta un segno di unione tra comunità, memorie e percorsi di fede, rafforzando il legame spirituale che da sempre caratterizza la vita religiosa di Riva.

Alla cerimonia hanno preso parte Ivo Sauro Manzoni, Sindaco di Sant’Omobono Terme (Bergamo), che ha voluto testimoniare ufficialmente la vicinanza della sua comunità, e don Giorgio Bugada, originario proprio di quel comune e sacerdote da 50 anni a Suzzara, che ha condiviso con i presenti questo momento speciale.

La Madonna della Corbabusa

Le origini del luogo risalgono ai tempi delle tumultuose lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra il 1350 e il 1440, quando alcuni abitanti della zona, per sfuggire alle violenze, si nascosero in una ‘corna busa’, che nel dialetto locale significa cavità naturale. A Cepino le fonti riportano anche la presenza di San Bernardino da Siena nella sua assidua opera pacificatoria. Una donna anziana molto religiosa avrebbe portato con sé nella grotta la statua della Madonna Addolorata, alla quale il gruppo di rifugiati avrebbe rivolto le proprie invocazioni.

La devozione accresce in seguito al primo miracolo, in cui una pastorella sordo-muta, rifugiatasi nella grotta con il suo gregge per sfuggire ad un temporale, fu attratta dall’effigie della Madonna, e inginocchiatasi a pregare, riacquisì voce e udito. Dopo il primo miracolo la devozione a Maria Addolorata accresce portando così, a partire dal ‘500, alla costruzione del Santuario dedicato al culto della Madonna della Grotta, che in seguito divenne Madonna della Cornabusa.

La statuetta, raffigurante la Madonna Addolorata, ha un’altezza di quaranta centimetri ed è stata scolpita in un legno di squisita fattura, che le analisi scientifiche hanno datato alla prima parte del XV secolo, di provenienza toscana. Non si conosce il percorso che abbia potuto fare dalla Toscana fino a questo lembo della Valle Imagna. Inoltre racconti popolari riportano che, dopo l’evento miracoloso, la statua venne trasferita prima nella chiesa di Bedulita e successivamente in quella di Cepino e che in entrambe le occasioni sarebbe stata ritrovata miracolosamente nella grotta, da cui non venne più spostata.