MANTOVA – Tra un mese sarà grande protagonista con la mostra “Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà” ma già ieri la conversazione sul pittore fiammingo tenuta da Raffaella Morselli, curatrice della mostra, ha richiamato alle Pescherie di Giulio Romano tantissime persone desiderose di conoscere aspetti forse meno noti di quest’artista che arrivò a Mantova nella calda estate del 1600 e trovò in Palazzo Te una “palestra ideale” fondamentale per quello che sarebbe stato il percorso artistico del pittore nei suoi anni della maturità.
51 saranno le opere in esposizione nella villa giuliesca ha spiegato Morselli affiancata dal direttore della Fondazione Palazzo Te Stefano Baia Curioni, con alcuni pezzi veramente di grande pregio e valore, dai disegni di Giulio Romani ritoccati dall’artista fiammingo e in arrivo dal Luovre, a un arazzo proveniente da una collezione privata.
Pittura, trasformazione e libertà, una mostra di ricerca che si concentra in particolare sul rapporto tra il pittore fiammingo e la cultura mitologica che incontra in Italia, l’esposizione al Te ha l’obiettivo di creare una rispondenza tra opere e motivi decorativi e iconografici del palazzo, un percorso paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali elaborate da Rubens negli anni mantovani e italiani siano continuate, evolvendosi, nella pittura della sua maturità, fino a trasmettersi nell’eredità intellettuale e artistica lasciata ai suoi allievi. Le opere della mostra sono state scelte, dunque, in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e dell’interpretazione che ne fece Giulio Romano nelle varie sale, fattori che contribuirono a generare nel pittore fiammingo una sintonia mai interrotta con il Rinascimento e il Mito.