MANTOVA – Oggi è Santa Lucia, la notte scorsa, i piccoli hanno ricevuto doni e dolci, come da tradizione.
“In questi giorni – ha spiegato il sindaco Mattia Palazzi sulla sua pagina Fb – abbiamo recapitato a casa dei bimbi che vanno alla scuola per l’infanzia e primaria una lettera di Santa Lucia, un asinello da colorare e il segna porta da appendere all’ingresso di casa. Abbiamo inviato anche un ingresso omaggio per tutta la famiglia con visita guidata a Palazzo Te, non appena riaprirà”
Anche in tempo di covid, Santa Lucia è riuscita ad allietare i bimbi, ieri mattina, al mercato contadino di Borgochiesanuova è arrivata con il suo asinello regalando caramelle ai più piccoli e anche il fieno per prepare un angolino di riposo durante la notte.
Al pomeriggio, all’ex macello di Corso Garibaldi, proprio mentre i bimbi ascoltavano le storie lette dalle vonontarie, è entrata all’improvviso suonando il campanellino.
Al Baratta, durante “Leggiamo insieme a Santa Lucia” è stato necessario fare più turni affinchè potesse incontrare i più piccoli. Le letture dedicate ai bimbi dai 3 agli 8 anni si sono tenute in tutte le biblioteche comunali della città e dei quartieri. In mattinata le tappe, sono state a Colle Aperto e Borgochiesanuova, poi, nel primo pomeriggio a Te Brunetti e a Lunetta.
E mentre oggi si festeggia a casa, domani, al ritorno a scuola i bimbi troveranno un’altra piccola sorpresa.
A Castel d’Ario invece Santa Lucia questa mattina è arrivata con il suo carrettino
“Per la gioia di tante bimbi e bimbe – si legge sulla pagina Fb del Comune – ma anche per regalare a noi grandi un po di serenità in questo anno così particolare. Un sentito ringraziamento a quanti si sono adoperati per questo evento”.
Chi è Santa Lucia e da dove deriva questa tradizione
Lucia di Siracusa, conosciuta come Santa Lucia è stata una martire cristiana di inizio IV secolo durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa che ne onorano la memoria il 13 dicembre. È una delle sette vergini menzionate nel Canone romano e per tradizione è invocata come protettrice della vista a motivo dell’etimologia latina del suo nome (Lux, luce).
È considerata dai devoti la protettrice degli occhi, dei ciechi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini e viene spesso invocata contro le malattie degli occhi come la cecità, la miopia e l’astigmatismo. È considerata per tradizione, la patrona della vista e di tutti coloro che soffrono di problemi legati a quest’ultima.
A Santa Lucia è legato il suono della “campanella”, nel senese si ritiene che sia una guida, specialmente per i bambini, nel buio della notte che in molti ritengono la più lunga dell’anno, rifacendosi al proverbio “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia” o alla canzone “Santa Lucia notte lunga, la più lunga che ci sia”.
In alcune regioni dell’Italia settentrionale: nel Trentino occidentale, nel Friuli (provincia di Udine), in Lombardia(province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Sondrio), Emilia (province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia eModena) e parte del Veneto (province di Verona e Vicenza), esiste una tradizione legata ai “doni di Santa Lucia”, figura omologa dei vari San Nicola, Babbo Natale, Gesù bambino, Befana.
La tradizione dei regali viene fatta risalire al XIV secolo, da quando i nobili veneziani, nel giorno dedicato alla santa, facevano doni ai bambini. È però attestato che a Brescia è festeggiata dal 1438, quando si portarono doni sul sagrato di San Pietro de Dom per celebrare la resistenza all’assedio del Piccinino. Una leggenda di Verona vuole invece che intorno al XIII secolo, in città, in particolare tra i bimbi, era scoppiata una terribile ed incurabile epidemia di “male agli occhi”. La popolazione decise allora di chiedere la grazia a santa Lucia, con un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di Sant’Agnese, dedicata anche alla martire siracusana, posta dove oggi c’è la sede del Comune, Palazzo Barbieri. Il freddo spaventava i bambini che non avevano nessuna intenzione di partecipare al pellegrinaggio. Allora i genitori promisero loro che, se avessero ubbidito, la santa avrebbe fatto trovare, al loro ritorno, tanti doni. I bambini accettarono ed iniziarono il pellegrinaggio; poco tempo dopo l’epidemia si esaurì.
Secondo l’usanza comune a tutte le suddette province, i bimbi scrivono una lettera alla Santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi e obbedienti durante l’anno. Per accrescere l’attesa dei bimbi, in alcune località è uso che in i ragazzi più grandi, nelle sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da messa e richiamando i piccoli al loro dovere di andare subito a letto, ad evitare che la santa li veda e li accechi, gettando cenere nei loro occhi. Allo scopo di ringraziare la Santa le famiglie sono solite lasciare del cibo; solitamente delle arance, dei biscotti, caffè, mezzo bicchiere di vino rosso e del fieno, oppure farina gialla e sale o fieno, per l’asino che trasporta i doni. Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bimbi troveranno un piatto con le arance e i biscotti consumati, arricchito di caramelle e monete di cioccolato, oltre ai doni, talvolta nascosti in casa, che avevano richiesti e che sono dispensati totalmente o parzialmente, secondo il comportamento tenuto.