Sapore di mare torna al cinema: nostalgia della vita che scorreva sotto gli ombrelloni

Prologo: durante l’estate del 1964, sulle spiagge della Versilia s’intrecciano le vicende di un gruppo di giovani villeggianti. I protagonisti principali sono Paolo e Marina, due fratelli napoletani ingenui e sognatori, e Luca e Felicino, milanesi burloni e viziati. Tra racconti di mirabolanti avventure, scherzi, balli al ritmo delle canzoni dell’epoca e fraintendimenti, nascono anche flirt, sentimenti veri e delusioni. Poi l’estate finisce. I personaggi si ritrovano dopo 18 anni. Questa rievocazione dei favolosi anni 60 apre il filone dei film vacanzieri anni 80 (a partire dal sequel, uscito nello stesso 1983). Una delle pellicole cult di Carlo (scomparso nel 2018) ed Enrico Vanzina, figli del grande Steno. Al botteghino fu un successo straordinario, tanto che il produttore Aurelio De Laurentiis, presente alla prima, ne rimase entusiasta, proponendo ai fratelli Vanzina un film d’inverno ambientato negli anni 80: nacque così Vacanze di Natale (sempre nel 1983).

Tuttavia Sapore di mare è molto di più: è un manifesto generazionale che non invecchia, entrato nel patrimonio collettivo. In quegli anni la commedia all’italiana aveva un po’ smarrito il suo Dna che l’aveva resa celebre nel mondo, slegandosi dalla realtà. Con Sapore di mare i Vanzina sono tornati ad osservarla, scommettendo su una nuova generazione di attori e rilanciando la carriera di Virna Lisi, una fuoriclasse che sapeva mischiare la presenza fisica con l’anima.

Nella scena finale, che si chiude sulle note di Celeste Nostalgia di Riccardo Cocciante, c’è probabilmente racchiusa l’essenza del film: una sequenza romantica e struggente sul tempo passato, su quello che avrebbe potuto essere ma non è stato.

A pensarci le vacanze al mare della nostra gioventù sono un po’ il paradigma della vita. Sino ai 25-30 anni incarnano il simbolo della magia, dopo invece soltanto riposo. Sopravviene il disincanto e una certa voglia – per chi può concederselo – di vivere di rendita ma scompare proprio la magia. Ecco perché prolungare i ricordi è il modo per noi nostalgici, magari illusorio e inconsciamente autolesionista, per rimanere fissati a quei residuati di felicità e spensieratezza. Nonostante siano passati quarantun anni, l’estate di quella pellicola è ancora dolce-amara e continua a far sognare. Lo scorso 29 agosto l’indimenticabile commedia è tornata al cinema in versione restaurata grazie a FilmClub Distribuzione, in collaborazione con Minerva Pictures e Leone Film Group. Nel 1983 Enrico Vanzina ricordava le vacanze degli anni Sessanta di famiglie che arrivavano da tutta Italia e che poco avevano in comune se non la voglia di stare insieme nello spazio e nel tempo di quei giorni. Sotto gli ombrelloni degli stabilimenti balneari che sceglievamo per le nostre ferie c’era spazio per tutti. Lì si consumavano i fatti principali dell’estate. Stessa spiaggia, stesso mare e stesso ombrellone per aggiornare i discorsi dell’anno precedente, per ritrovarsi nella polis-spiaggia, un mondo così normale e felice che oggi, proprio come lo sguardo di Jerry Calà mentre fissava Marina Suma, malinconicamente rimpiangiamo.

Matteo Vincenzi