Teatro Sociale gremito per lo spettacolo di apertura della stagione di Tempo d’Orchestra

MANTOVA – Teatro gremito con 600 spettatori di cui circa 400 abbonati per l’apertura della stagione di Tempo d’Orchestra che si è tenuto ieri sera al Sociale. Paganini e Schubert per il primo attesissimo appuntamento sinfonico.
Diretta da Felix Mildenberger, l’Ocm a ranghi allargati ha interpretato la Sinfonia n. 4 in do minore “La tragica” di Schubert e, con il violinista Kristóf Baráti, il Concerto n. 1 in re maggiore op. 6 di Paganini.
Inedita la collaborazione con Mildenberger, sodalizio testato invece con pieno successo quello con Baráti che rinsalda il sodalizio testato la scorsa primavera, su palcoscenici nazionali di Cremona e Ravennae  internazionali di Istanbul.

(Foto di Guido Mario Pavesi)

Prossimo appuntamento di Tempo d’Orchestra giovedì 28 novembre alle 20.45 nella sala delle Capriate con il Quartetto Gringolts (Ilya Gringolts violino, Anahit Kurtikyan violino; Silvia Simionescu viola, Claudius Hermann violoncello) che eseguiranno il Quartetto in mi maggiore op. 17 n. 1 Hob.III:25 di F. J. Haydn (1732-1809), la Serenata italiana in sol maggiore di  H. Wolf (1860-1903)) e il Quartetto n. 15 in sol maggiore D 887 di
F. Schubert (1797-1828).

Vincitore a soli 16 anni del famoso concorso “Paganini” di Genova nell’edizione 1998, Ilya Gringolts, oggi 43 anni, è una delle stelle del concertismo russo, di casa in tutte le più accreditate sale del mondo. Interprete dal repertorio vasto e dagli interessi non meno ampi, Gringolts ha anche fondato, nel 2008, un quartetto d’archi che porta il suo nome e che è composto oltre che da lui (nel ruolo di primo violino), anche dall’armena Anahit Kurtikyan (secondo violino), dalla rumena Silvia Simionescu (viola) e dal tedesco Claudius Herrmann. Questo insieme, che vanta già una considerevole esperienza ed una ammirata presenza discografica, offre al pubblico mantovano una selezione di importanti lavori cameristici: oltre ad uno dei 6 quartetti op.17 di Haydn (datato 1771), si aggiungono il Quartetto in sol maggiore di Schubert, che rappresenta l’ultimo approdo del maestro viennese in questo genere, stagliandosi nell’alto cielo dei capolavori, ed infine la breve ed inquieta Serenata italiana che ben riflette l’estrosità del suo autore, l’austriaco Hugo Wolf.