“Terra non Guerra”, il primo romanzo di Bellintani nella Mantova delle lotte sociali del 1949-50

MANTOVA Un romanzo che  racconta del periodo poco conosciuto (e poco ricordato) tra la nascita della Repubblica Italiana e il boom economico: lo fa prendendo di petto il biennio 1949-1950, denso di lotte sociali imponenti e contrasti politici insanabili in cui anche partiti e sindacati fanno fatica a contenere la carica ribelle dei giovani di quella generazione.
E’ il primo romanzo, dal titolo “Terra non Guerra”, di Emanuele Bellintani, giornalista mantovano e attivista politico e sociale che ha scelto di dedicarsi alla narrativa.
Il libro, pubblicato da Editoriale Sometti e che sarà presentato domenica prossima alla Libreria Ibs di via Verdi alle ore 10,20, riporta a quell’ l’inizio della guerra fredda che arriva fin nelle campagne, raccontato dal punto di vista degli ultimi alla periferia dell’impero. È un racconto non-pacificato che riapre un capitolo chiuso e dimenticato della storia politica e sociale d’Italia.
Uno dei braccianti del romanzo, Dialma, è il protagonista: comunista risoluto e incline alla spavalderia,  si trova ad “errare” letteralmente e fisicamente tra la campagna e la città di Mantova, trascinato nel vortice di una storia ben più grande di lui. Una narrazione che mette in connessione l’estrema precarietà di ieri con quella più “smart” dei giovani d’oggi e che scrive “un’altra” storia della sinistra, anch’essa rimossa dalla storiografia ufficiale. Ambientato tra Canedole e Mantova (con qualche sprazzo bolognese), unisce fatti realmente accaduti e documentati a parti romanzate, così come nei personaggi ci sono figure realmente esistite come mio nonno Aldo Bertazzoni (da cui tutto è cominciato), Vittorio Veronesi e un giovanissimo Renato Sandri, altre inventate come il protagonista Dialma insieme a diverse altre a metà tra realtà e finzione.
A parlare non sono praticamente mai i protagonisti politici e sindacali dell’epoca ma le donne e gli uomini delle campagne, con il loro punto di vista e il loro linguaggio semplice, spettri di un passato ancora da raccontare.