Una “Deposizione di Cristo” attribuita con certezza ad Andrea Mantegna, da secoli ritenuta perduta, è stata recentemente identificata e sarà presentata ai Musei Vaticani nella mostra “Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato”, allestita da ieri, 20 marzo, nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana.
Il dipinto, oggi custodito nel Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, era già documentato nel Cinquecento, ma se ne erano perse le tracce. A rendere possibile il riconoscimento è stata la pubblicazione dell’opera sul portale BeWeB della Conferenza Episcopale Italiana, che ha permesso allo studioso Stefano De Mieri di avviare le ricerche.
Mantegna avrebbe realizzato la Deposizione nell’ultimo decennio del 1400, poco dopo il soggiorno romano, forse su commissione di Federico I re di Napoli, nonché zio di Isabella d’Este che a Mantova commissionò a Mantegna varie opere.
Monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario, sottolinea: “Come per il quadro della Beata Vergine del Rosario, anche il Mantegna ritrovato sembra aver risposto a una sorta di vocazione del luogo. È un’opera che parla alla fede e alla cultura, segnando un nuovo capitolo nella storia di Pompei.
“Chiamati da monsignor Tommaso Caputo a visionare l’opera nel marzo del 2022 – riporta Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani –, abbiamo immediatamente compreso che sotto gli strati di ridipinture si celava una materia pittorica straordinaria. Il restauro ha rivelato dettagli iconografici e tecnici che confermano l’autografia di Mantegna, restituendo alla storia dell’arte un capolavoro che si pensava perduto. È partita quindi la ‘macchina’ dei Musei Vaticani, con indagini diagnostiche, ricerche e il restauro”. Il progetto ha visto anche il coinvolgimento della Sovrintendenza del Parco Archeologico di Pompei, nella persona del suo direttore Gabriel Zuchtriegel, e di Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche a Urbino e della Direzione Regionale Musei delle Marche.