La Fiat 126 imbottita di 90 chili di esplosivo, e mimetizzata tra le auto in sosta in via D’Amelio, a ridosso del centro, salta in aria. Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta vengono uccisi mentre il magistrato di recava a far visita alla madre. Cinquantasette giorni dopo Capaci la mafia aveva rialzato il tiro.
“A distanza di tanti anni non si attenuano il dolore, lo sdegno e l’angoscia per quell’efferato attentato contro un magistrato simbolo dell’impegno contro la mafia, che condivise con l’amico inseparabile Giovanni Falcone ideali, obiettivi e metodi investigativi di grande successo”, afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
E aggiunge: “Borsellino rappresentava, con la sua personalità e i suoi comportamenti, tutto ciò che la mafia e i suoi accoliti detestano e temono di più: coraggio, determinazione, incorruttibilità, senso dello Stato, conoscenza dei fenomeni criminali, competenza
professionale”.
“I valori per cui Borsellino si è battuto fino all’estremo sacrificio oggi più che mai ci ricordano che lottare contro le mafie significa difendere la nostra società – dice il presidente del Senato Elisabetta Casellati -. Dopo l’emergenza sanitaria i clan sono pronti a fare da banca per aziende in crisi e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro. Un rischio che lo Stato non può e non deve permettere”.
(ITALPRESS).