Sul ruolo delle piattaforme di prenotazione on-line, Bocca parla di “strapotere”. “Il livello delle commissioni che gli alberghi devono pagare su queste prenotazioni è molto alto. Sicuramente nessuna struttura alberghiera può fare a meno di queste piattaforme – spiega -. Ma quando è arrivato Internet noi speravamo in un abbassamento dei costi di prenotazione, dal 10 per cento che noi pagavamo alle agenzie di viaggio speravamo che questa percentuale potesse scendere. Oggi invece ci troviamo di fronte a commissioni che vanno dal 20 al 30 per cento. Ecco perchè noi incentiviamo i nostri turisti e i nostri clienti a contattare direttamente la struttura alberghiera, perchè sicuramente potranno trovare delle condizioni migliori”.
Sul tema della fiscalità, proprio in riferimento alle piattaforme di prenotazione on-line, Bocca ha sottolineato: “Un tema è far pagare le tasse in Italia a queste piattaforme, l’altro tema è di trovare anche soluzioni alternative: è da 20 anni che si parla di un portale ‘Italia.it’ che possa fare concorrenza a questi giganti, a condizioni migliorative per gli alberghi. E’ vent’anni che se ne parla, speriamo sia la volta buona”.
Tornando ai dati, “ovviamente quest’anno abbiamo dovuto fare a meno di tutto il mercato russo e del mercato proveniente dalle Repubbliche ex sovietiche, e poi di tutto il mercato cinese, di Taiwan, Corea del Sud, che per motivi di Covid non hanno viaggiato nel 2022 – spiega Bocca -. All’inizio eravamo un pò preoccupati, anche perchè nei primi tre mesi dell’anno l’Italia era in una sorta di lockdown. Poi dal mese di aprile in poi è esploso il mercato nord-americano, che ha ricominciato a viaggiare dopo due anni, ha scelto l’Italia come meta principale delle proprie vacanze, e su questo noi ringraziamo gli amici turisti americani. Abbiamo avuto un boom che ha più che compensato le assenza da altri Paesi. Quindi grandi performance dai mercati americani, buone performance dei mercati europei, soprattutto Francia e Germania, che hanno portato ad un anno positivo soprattutto nelle città d’arte”. Sugli incentivi al settore il presidente di Federalberghi sostiene: “Confidavamo moltissimo nei fondi del Pnrr per la riqualificazione delle strutture alberghiere, che in Italia conta un parco di oltre 33 mila strutture – siamo il primo Paese in Europa per numero di alberghi -, purtroppo nell’attribuzione delle risorse il turismo italiano, malgrado rappresenti il 10 del Pil, ha preso circa 1,5 per cento dei fondi. Ci auguriamo che sui residui di altri capitoli di spesa, avanzino ulteriori risorse per la ristrutturazione delle strutture alberghiere, in quanto la competizione si fa sempre più alta, e sempre più noi dobbiamo investire all’interno delle nostre strutture”.
Sul tema della formazione, il presidente di Federalberghi ha affermato: “E’ un peccato vedere giovani italiani che devono andare in Svizzera, alla scuola alberghiera di Losanna, per formarsi, quando l’Italia è il primo Paese turistico in Europa. Noi ci auguriamo che con il nuovo governo si riesca a fare una scuola di formazione di alto livello per formare i nostri giovani, di cui le nostre strutture hanno molto bisogno. Se investiamo sulla riqualificazione delle strutture e sulla formazione del personale possiamo riconquistare una leadership in Europa che secondo me ci spetta”.
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(ITALPRESS).