MILANO (ITALPRESS) – Un mondo del lavoro sempre più complesso, fluido, dove le condizioni di lavoro e i contratti precari che vengono applicati lo rendono sempre più difficile e incerto. Ma secondo Ugo Duci, segretario generale Cisl Lombardia, le sfide del futuro possono essere affrontate a testa alta, grazie al necessario intervento dei sindacati. In un’intervista esclusiva a Italpress, Duci ha dichiarato che “in Lombardia viviamo di rendita dall’ottimo lavoro dei predecessori, sia di sindacati che di datori di lavoro. Noi dobbiamo continuare la prassi che ha reso grande il mondo dell’impresa anche in una realtà economica sociale del lavoro che cambia tutti i giorni. La sfida è possibile continuando a confrontarci”. A proposito dell’unità delle sigle sindacali, che a volte in alcune zone del Paese viene meno, il segretario Cisl ha evidenziato che “in Italia i lavoratori sono liberi di scegliere il sindacato, per fortuna non siamo nella Russia di Putin o nel Cile di Pinochet. Ci sono stagioni in cui l’unità sindacale è forte e altre stagioni in cui lo è meno, ma oggi in Lombardia registriamo una buona unità sindacale di intenti e di prassi perchè guardiamo tutti ai bisogni concreti delle persone e non alle ideologie”. Relativamente alla partecipazione dei giovani al sindacato, Duci ha sottolineato che “tra i 750mila iscritti alla CISL in Lombardia più di 36mila hanno meno di trent’anni, noi abbiamo più lavoratori attivi che ex pensionati lavoratori associati perchè anche rispetto ai giovani proviamo con le nostre categorie a essere vicini a quelle realtà come giovani e donne che oggettivamente anche in Lombardia sono in condizione di maggiore difficoltà: diamo le stesse attenzioni a tutti”. Infine, il segretario ha lanciato un appello alle aziende, commentando la proposta di legge di Cisl sulla partecipazione: “un’azienda con cento dipendenti magari in un periodo negativo chiama i sindacati perchè deve ridurre l’organico e allora va trovata un’intesa per chiudere il rapporto di lavoro con 30 dipendenti: è il cosiddetto periodo della sfiga. Quando invece le cose vanno bene e guadagnano tanto le aziende non chiamano nè i sindacati nè i lavoratori, ma noi invece vogliamo partecipare non solo alle sfighe ma anche ai guadagni”. (ITALPRESS)
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