ROMA – “Il piano tedesco di ulteriori emissioni per 356 miliardi di euro votato dal Bundestag (che si aggiunge al primo piano di 600 miliardi di euro che includeva 400 miliardi di garanzie) rappresenta il 10% del suo Pil. Se dovessimo assumere per ipotesi questa percentuale del 10% per l’Unione europea, le necessita’ di finanziamento complementari potrebbero situarsi in una dotazione da 1.500 a 1.600 miliardi di euro da iniettare direttamente nell’economia”. Lo scrivono Paolo Gentiloni e Thierry Breton, commissari europei all’Economia e al Mercato interno, in un intervento sul Corriere della Sera.
“Oltre che con gli strumenti e i mezzi messi a disposizione dalla Bce, si puo’ arrivare a un tale importo soltanto individuando ulteriori strumenti atti a garantire che ciascuno Stato membro possa accedere al credito in modo pari ed equo per finanziare i rispettivi piani – aggiungono -. Questo principio e’ certamente indispensabile per assicurare un «level playing field» tra gli Stati membri dell’Unione; ma anche tra l’Europa nel suo insieme e gli Stati Uniti, il cui piano e’ gia’ messo in funzione. E come per gli Stati Uniti, il momento di agire per l’Europa e’ adesso, e non tra sei mesi”.
Secondo Gentiloni e Breton “il sostegno aggiuntivo puo’ essere offerto attraverso strumenti non convenzionali, gia’ esistenti oppure no, che permetterebbero di andare piu’ lontano. Ad esempio tramite il ricorso alle capacita’ d’intervento del Meccanismo europeo di stabilita’ (Mes) – ma in maniera innovativa e rivedendo i suoi criteri di condizionalita’ che devono essere alleggeriti e ricentrati sulla risposta alla crisi. O ancora guardando alla Banca europea di investimenti (Bei). Tutto questo potrebbe andare in aggiunta al meccanismo da cento miliardi di euro proposto dalla Commissione per sostenere i lavoratori e mantenere il loro reddito (Sure). Tuttavia – aggiungono -, a fronte delle dimensioni della sfida, un quarto pilastro per i finanziamenti europei si rendera’ necessario. Come la Bce nella sfera monetaria e finanziaria, gli Stati membri devono dare prova, adesso e insieme, del necessario spirito di decisione e di innovazione. Questo potrebbe avvenire, ad esempio, nella forma di un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine. Sarebbe d’altronde assolutamente possibile, perche’ no, destinare a un tale strumento di finanziamento non convenzionale delle risorse di bilancio e dotarlo di una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard, in particolare per quanto riguarda l’obiettivo dei finanziamenti che potrebbero essere strettamente circoscritti agli investimenti comuni di rilancio industriale legati alla crisi attuale”.
(ITALPRESS).
“Oltre che con gli strumenti e i mezzi messi a disposizione dalla Bce, si puo’ arrivare a un tale importo soltanto individuando ulteriori strumenti atti a garantire che ciascuno Stato membro possa accedere al credito in modo pari ed equo per finanziare i rispettivi piani – aggiungono -. Questo principio e’ certamente indispensabile per assicurare un «level playing field» tra gli Stati membri dell’Unione; ma anche tra l’Europa nel suo insieme e gli Stati Uniti, il cui piano e’ gia’ messo in funzione. E come per gli Stati Uniti, il momento di agire per l’Europa e’ adesso, e non tra sei mesi”.
Secondo Gentiloni e Breton “il sostegno aggiuntivo puo’ essere offerto attraverso strumenti non convenzionali, gia’ esistenti oppure no, che permetterebbero di andare piu’ lontano. Ad esempio tramite il ricorso alle capacita’ d’intervento del Meccanismo europeo di stabilita’ (Mes) – ma in maniera innovativa e rivedendo i suoi criteri di condizionalita’ che devono essere alleggeriti e ricentrati sulla risposta alla crisi. O ancora guardando alla Banca europea di investimenti (Bei). Tutto questo potrebbe andare in aggiunta al meccanismo da cento miliardi di euro proposto dalla Commissione per sostenere i lavoratori e mantenere il loro reddito (Sure). Tuttavia – aggiungono -, a fronte delle dimensioni della sfida, un quarto pilastro per i finanziamenti europei si rendera’ necessario. Come la Bce nella sfera monetaria e finanziaria, gli Stati membri devono dare prova, adesso e insieme, del necessario spirito di decisione e di innovazione. Questo potrebbe avvenire, ad esempio, nella forma di un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine. Sarebbe d’altronde assolutamente possibile, perche’ no, destinare a un tale strumento di finanziamento non convenzionale delle risorse di bilancio e dotarlo di una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard, in particolare per quanto riguarda l’obiettivo dei finanziamenti che potrebbero essere strettamente circoscritti agli investimenti comuni di rilancio industriale legati alla crisi attuale”.
(ITALPRESS).