ROMA (ITALPRESS) – Quattro micro imprese su 10, poco meno di 1,7 milioni di attività, rischiano la chiusura a causa della crisi economica provocata dall’emergenza sanitaria esplosa nei mesi scorsi. A dirlo è la Cgia dopo aver appreso i risultati dell’ultima nota mensile pubblicata dall’Istat sull’andamento dell’economia italiana. L’Istituto, infatti, ha realizzato un sondaggio su un campione rappresentativo di aziende italiane di diversa dimensione da dove è emerso che le micro realtà aziendali sono, tra tutte, quelle più in difficoltà.
“Ci riferiamo – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a quel ceto medio produttivo costituito da imprese dei servizi, negozianti, botteghe artigiane e partite Iva con meno di 10 addetti che dopo il lockdown non si sono più riprese e, ora, hanno manifestato l’intenzione di chiudere definitivamente la saracinesca. I settori più vulnerabili alla crisi emersi da questa indagine sono stati i bar, i ristoranti, le attività ricettive, il piccolo commercio, il comparto della cultura e dell’intrattenimento”.
“Nel produttivo – sottolinea Zabeo – le difficoltà hanno investito soprattutto il settore del mobile, del legno, della carta e della stampa, nonchè il tessile, l’abbigliamento e le calzature. Con poca liquidità a disposizione e il crollo dei consumi delle famiglie, i bilanci di queste micro attività si sono colorati di rosso. Una situazione ritenuta irreversibile che sta inducendo tanti piccoli imprenditori a gettare definitivamente la spugna”.
(ITALPRESS).
“Ci riferiamo – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a quel ceto medio produttivo costituito da imprese dei servizi, negozianti, botteghe artigiane e partite Iva con meno di 10 addetti che dopo il lockdown non si sono più riprese e, ora, hanno manifestato l’intenzione di chiudere definitivamente la saracinesca. I settori più vulnerabili alla crisi emersi da questa indagine sono stati i bar, i ristoranti, le attività ricettive, il piccolo commercio, il comparto della cultura e dell’intrattenimento”.
“Nel produttivo – sottolinea Zabeo – le difficoltà hanno investito soprattutto il settore del mobile, del legno, della carta e della stampa, nonchè il tessile, l’abbigliamento e le calzature. Con poca liquidità a disposizione e il crollo dei consumi delle famiglie, i bilanci di queste micro attività si sono colorati di rosso. Una situazione ritenuta irreversibile che sta inducendo tanti piccoli imprenditori a gettare definitivamente la spugna”.
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