MILANO (ITALPRESS) – Quanto pesa la forza di un brand nelle scelte che ognuno di noi compie ogni giorno? Tanto dal momento che i consumatori esprimono quotidianamente preferenze acquistando prodotti e servizi, modellando la propria vita in base ai propri desideri.
Desideri che si traducono in brand prediletti in cui ci si riconosce e rispecchia. Sono sempre di più le ricerche e le classifiche dei “marchi” che fotografano non solo il livello di riconoscibilità, reputazione, e successo, ma anche la garanzia di qualità, affidabilità e connotazione valoriale degli stessi, oltre alle classiche liste di brand globali valutati sulla base della loro notorietà e caratteristiche aspirazionali. Come, per esempio, Ferrari considerata al top in Italia per la società Brand Finance che ne analizza diverse variabili per poi quantificarne un valore. Un caso ancora più emblematico è quello di Amazon, marchio ormai conosciuto da centinaia di milioni di persone che ogni giorno ne utilizzano i servizi ed è divenuto il sinonimo vero e proprio del concetto di e-commerce.
Dati alla mano, l’algoritmo tra riconoscibilità e penetrazione commerciale stima un valore di 220 miliardi di dollari per il suo marchio che si conferma al primo posto mondiale per il terzo anno consecutivo. Lo scorso anno il logo blu ideato da Jeff Bezos era fermo a 188 miliardi, ed ora distanzia di ben 60 miliardi il secondo posizionato: Google.
E in Italia? Oltre al Cavallino di Maranello che s’è costruito il proprio successo facendo sognare persone sparse in tutto il mondo da ormai oltre 70 anni, i marchi più apprezzati coinvolgono la sfera della moda e alcune eccellenze in ambito finanziario. La classifica “Brand Top 30 Most Valuable Italian Brands” pubblicata ogni da Kantar attribuisce un valore economico ai marchi dalla combinazione di una ricerca tra i consumatori unita agli indicatori finanziari. E qui a fianco a Gucci nella moda svetta Generali Assicurazioni che risulta l’unico operatore finanziario nella top ten complessiva.
Se grande e solido significano spesso prestigio e notorietà per i grandi marchi, le ultime ricerche sugli aspetti più approfonditi di questi rivelano sorprese molto interessanti tra gli utenti, specie nel bistrattato ambito delle banche dove si conferma una crescente attenzione a elementi come la qualità e la forza reputazionale. In questo segmento emergono le private bank che da qualche anno hanno allargato la platea di clienti, forti della relazione di fiducia che sanno instaurare tra il proprio banker e le famiglie. E se anche qui domina il concetto di grande e bello, le distanze tra gli indicatori dimensionali e di risultato netto sono meno predominanti che in altri settori, essendo più importanti aspetti come la soddisfazione complessiva e la reputazione, rispetto alle mere compagne di comunicazione. Ad affermarlo è una ricerca della società di sondaggi londinese Finer, specializzata nel mondo finanziario e nel private banking.
L’insieme di domande catturate tra un ampio campione rappresentativo di clientela di fascia alta ha infatti sì rispecchiato il primato del duo Intesa Private-Unicredit Private, come marchi più affermati nel settore forti delle dimensioni e presenza storica sul mercato. A stretta distanza, Banca Generali che si colloca al terzo posto nel private banking in Italia (classifica di Magstat). La private bank guidata dal giovane e innovativo AD Gian Maria Mossa, sebbene abbia una quota di mercato pari a un quarto di quella di Intesa e meno della metà di quella di Unicredit, è a ridosso delle prime due come riconoscibilità, forte di elementi distintivi come affidabilità, solidità e protezione. Svetta invece nella clientela private più elevata per l’impegno nella sostenibilità.
(ITALPRESS).
Desideri che si traducono in brand prediletti in cui ci si riconosce e rispecchia. Sono sempre di più le ricerche e le classifiche dei “marchi” che fotografano non solo il livello di riconoscibilità, reputazione, e successo, ma anche la garanzia di qualità, affidabilità e connotazione valoriale degli stessi, oltre alle classiche liste di brand globali valutati sulla base della loro notorietà e caratteristiche aspirazionali. Come, per esempio, Ferrari considerata al top in Italia per la società Brand Finance che ne analizza diverse variabili per poi quantificarne un valore. Un caso ancora più emblematico è quello di Amazon, marchio ormai conosciuto da centinaia di milioni di persone che ogni giorno ne utilizzano i servizi ed è divenuto il sinonimo vero e proprio del concetto di e-commerce.
Dati alla mano, l’algoritmo tra riconoscibilità e penetrazione commerciale stima un valore di 220 miliardi di dollari per il suo marchio che si conferma al primo posto mondiale per il terzo anno consecutivo. Lo scorso anno il logo blu ideato da Jeff Bezos era fermo a 188 miliardi, ed ora distanzia di ben 60 miliardi il secondo posizionato: Google.
E in Italia? Oltre al Cavallino di Maranello che s’è costruito il proprio successo facendo sognare persone sparse in tutto il mondo da ormai oltre 70 anni, i marchi più apprezzati coinvolgono la sfera della moda e alcune eccellenze in ambito finanziario. La classifica “Brand Top 30 Most Valuable Italian Brands” pubblicata ogni da Kantar attribuisce un valore economico ai marchi dalla combinazione di una ricerca tra i consumatori unita agli indicatori finanziari. E qui a fianco a Gucci nella moda svetta Generali Assicurazioni che risulta l’unico operatore finanziario nella top ten complessiva.
Se grande e solido significano spesso prestigio e notorietà per i grandi marchi, le ultime ricerche sugli aspetti più approfonditi di questi rivelano sorprese molto interessanti tra gli utenti, specie nel bistrattato ambito delle banche dove si conferma una crescente attenzione a elementi come la qualità e la forza reputazionale. In questo segmento emergono le private bank che da qualche anno hanno allargato la platea di clienti, forti della relazione di fiducia che sanno instaurare tra il proprio banker e le famiglie. E se anche qui domina il concetto di grande e bello, le distanze tra gli indicatori dimensionali e di risultato netto sono meno predominanti che in altri settori, essendo più importanti aspetti come la soddisfazione complessiva e la reputazione, rispetto alle mere compagne di comunicazione. Ad affermarlo è una ricerca della società di sondaggi londinese Finer, specializzata nel mondo finanziario e nel private banking.
L’insieme di domande catturate tra un ampio campione rappresentativo di clientela di fascia alta ha infatti sì rispecchiato il primato del duo Intesa Private-Unicredit Private, come marchi più affermati nel settore forti delle dimensioni e presenza storica sul mercato. A stretta distanza, Banca Generali che si colloca al terzo posto nel private banking in Italia (classifica di Magstat). La private bank guidata dal giovane e innovativo AD Gian Maria Mossa, sebbene abbia una quota di mercato pari a un quarto di quella di Intesa e meno della metà di quella di Unicredit, è a ridosso delle prime due come riconoscibilità, forte di elementi distintivi come affidabilità, solidità e protezione. Svetta invece nella clientela private più elevata per l’impegno nella sostenibilità.
(ITALPRESS).