L’attività investigativa, condotta dagli specialisti del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Venezia, ha preso avvio da una segnalazione trasmessa da un’organizzazione internazionale per la tutela dei minori online, riguardante la possibile detenzione da parte dell’indagato di materiale digitale di sfruttamento sessuale minorile. Attraverso un’approfondita analisi dei dati telematici e complesse attività di digital forensic, gli investigatori hanno individuato le connessioni Internet riconducibili all’abitazione del soggetto. La successiva perquisizione domiciliare, disposta dall’Autorità giudiziaria, ha consentito di accertare la presenza di un sistema tecnologico avanzato utilizzato per la creazione artificiale di immagini a contenuto pedopornografico.
Gli accertamenti tecnici hanno permesso di rilevare nei dispositivi informatici dell’uomo centinaia di immagini virtuali che, pur prive di corrispettivo reale, risultavano estremamente realistiche e frutto di sofisticati processi di generazione automatica. L’indagato si avvaleva infatti di modelli di intelligenza artificiale generativa – basati su reti neurali addestrate su un vasto insieme di immagini reali, anche di natura illecita – capaci di sintetizzare nuovi contenuti visivi rappresentanti minori in pose sessualmente esplicite. In tal modo aveva prodotto oltre 900 immagini pedopornografiche digitalmente create, difficilmente distinguibili da fotografie autentiche.
– foto: screenshot video Polizia di Stato –
(ITALPRESS).
















