ROMA (ITALPRESS) – L’investimento da 7 milioni di euro in opzioni Call su azioni Ubi da parte della Sgr Fondaco, incaricata di gestire una parte delle risorse della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (Crc), e’ al centro di un’interrogazione al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri presentata dai senatori del MoVimento 5 Stelle Elio Lannutti, Daniele Pesco e Vincenzo Presutto.
I tre senatori citano un articolo del Sole 24 Ore sulla vicenda, sottolineando che la Fondazione Crc “con il 5,908 per cento e’ il primo azionista di Ubi Banca, se si escludono i grandi fondi internazionali”. “L’operazione realizzata a ridosso dell’emergenza Coronavirus e nel bel mezzo della battaglia con Intesa Sanpaolo per il controllo di Ubi, riferisce il quotidiano, ‘ha generato una minusvalenza potenziale tra i 2 e i 3 milioni di euro’ – si legge nell’interrogazione -. I vertici della fondazione, interpellati dal quotidiano economico, si sono difesi sostenendo che ‘le operazioni sul titolo Ubi Banca realizzate in questo periodo in capo alla stessa Fondazione Crc riguardano esclusivamente una normale attivita’ su opzioni e sono compiute in piena autonomia da un gestore esterno, senza modifiche della quota azionaria detenuta dalla Fondazione'”.
“Questa ‘normale’ attivita’ di fatto ha portato la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo a investire piu’ di un terzo del suo bilancio annuale, destinato ad aiutare i piu’ deboli, per comprare azioni Ubi, proprio mentre e’ in corso l’offerta pubblica di scambio (ops) di Intesa-Sanpaolo, con il risultato che l’aiuto di Cuneo ai ‘deboli’, cioe’ ai pattisti bresciani anti-Intesa, e’ costata una perdita tra due e tre milioni di euro – evidenziano gli esponenti del M5S -; a rendere ancora piu’ ‘opaca’ l’operazione, facendo intravedere dietro l’iniziativa ‘una sorta di giallo’, come l’ha definita il quotidiano economico, e’ il fatto che la comunicazione effettuata secondo la norma da Ubi, indica come soggetto che ha realizzato l’operazione la fondazione CRC e non, come sostenuto dalla fondazione, la SGR Fondaco. La fondazione CRC si e’ difesa sostenendo che ‘sono centomila le operazioni effettuate ogni anno, per cui e’ fisiologico che parte di esse si chiuda col segno meno'”.
“Considerato che sul territorio c’e’ chi ritiene che quella perdita dovesse essere evitata, soprattutto a ridosso di un mercato azionario condizionato dal crollo da lockdown, il che rende ancora piu’ incomprensibile l’operazione” e che “l’ostilita’ della fondazione guidata da Giandomenico Genta nei confronti del piano dell’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, Carlo Messina, e’ stata giustificata anche dalla paura di una possibile diminuzione del peso della fondazione nei confronti dell’istituto di credito”, spiegano i tre senatori, che nell’interrogazione chiedono al ministro Gualtieri “se sia a conoscenza di questa operazione” e “se intenda intervenire per fare maggiore chiarezza sugli eventuali retroscena di questa iniziativa, visto che in virtu’ della normativa vigente la fondazione e’ soggetta al controllo della preposta Autorita’ di vigilanza presso il Ministero dell’economia e delle finanze”.
(ITALPRESS).
I tre senatori citano un articolo del Sole 24 Ore sulla vicenda, sottolineando che la Fondazione Crc “con il 5,908 per cento e’ il primo azionista di Ubi Banca, se si escludono i grandi fondi internazionali”. “L’operazione realizzata a ridosso dell’emergenza Coronavirus e nel bel mezzo della battaglia con Intesa Sanpaolo per il controllo di Ubi, riferisce il quotidiano, ‘ha generato una minusvalenza potenziale tra i 2 e i 3 milioni di euro’ – si legge nell’interrogazione -. I vertici della fondazione, interpellati dal quotidiano economico, si sono difesi sostenendo che ‘le operazioni sul titolo Ubi Banca realizzate in questo periodo in capo alla stessa Fondazione Crc riguardano esclusivamente una normale attivita’ su opzioni e sono compiute in piena autonomia da un gestore esterno, senza modifiche della quota azionaria detenuta dalla Fondazione'”.
“Questa ‘normale’ attivita’ di fatto ha portato la fondazione Cassa di risparmio di Cuneo a investire piu’ di un terzo del suo bilancio annuale, destinato ad aiutare i piu’ deboli, per comprare azioni Ubi, proprio mentre e’ in corso l’offerta pubblica di scambio (ops) di Intesa-Sanpaolo, con il risultato che l’aiuto di Cuneo ai ‘deboli’, cioe’ ai pattisti bresciani anti-Intesa, e’ costata una perdita tra due e tre milioni di euro – evidenziano gli esponenti del M5S -; a rendere ancora piu’ ‘opaca’ l’operazione, facendo intravedere dietro l’iniziativa ‘una sorta di giallo’, come l’ha definita il quotidiano economico, e’ il fatto che la comunicazione effettuata secondo la norma da Ubi, indica come soggetto che ha realizzato l’operazione la fondazione CRC e non, come sostenuto dalla fondazione, la SGR Fondaco. La fondazione CRC si e’ difesa sostenendo che ‘sono centomila le operazioni effettuate ogni anno, per cui e’ fisiologico che parte di esse si chiuda col segno meno'”.
“Considerato che sul territorio c’e’ chi ritiene che quella perdita dovesse essere evitata, soprattutto a ridosso di un mercato azionario condizionato dal crollo da lockdown, il che rende ancora piu’ incomprensibile l’operazione” e che “l’ostilita’ della fondazione guidata da Giandomenico Genta nei confronti del piano dell’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, Carlo Messina, e’ stata giustificata anche dalla paura di una possibile diminuzione del peso della fondazione nei confronti dell’istituto di credito”, spiegano i tre senatori, che nell’interrogazione chiedono al ministro Gualtieri “se sia a conoscenza di questa operazione” e “se intenda intervenire per fare maggiore chiarezza sugli eventuali retroscena di questa iniziativa, visto che in virtu’ della normativa vigente la fondazione e’ soggetta al controllo della preposta Autorita’ di vigilanza presso il Ministero dell’economia e delle finanze”.
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