ROMA (ITALPRESS) – Il giorno che porta l’Italia oltre la speranza, nell’ultimo tratto del deserto, come lo ha definito il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia, è iniziato questa mattina all’alba. Alle 7.20 Maria Rosaria Capobianchi, la ricercatrice che, insieme al suo team, per prima in Italia isolò il Covid, la giovane infermiera Claudia Alivernini, e l’operatore sociosanitario, Omar Altobelli, sono entrati nella stanza dell’istituto di ricerca Lazzaro Spallanzani, convertito in questi mesi a ospedale Covid, adibita alla somministrazione del vaccino Pfizer-BioNtech. I primi tre a cui è stata inoculata la prima dose del vaccino sotto lo sguardo attento del commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, del ministro della Salute, Roberto Speranza, del presidente della Regione Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e dell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato.
Nel giro di pochi minuti è toccato anche ad Alessandra D’Abramo e Alessandra Vergori, due medici infettivologi. Cinque simboli della lotta al virus che messo in ginocchio l’Italia, cinque operatori sanitari che ancora oggi lavorano quotidianamente all’interno dello Spallanzani per assistere i 173 pazienti presenti. E’ una giornata importante, salutata anche da un sole inaspettato, visto che le previsioni meteo annunciavano pioggia e nuvole, che, passato il clamore mediatico, proseguirà permettendo ad altri 130, tra medici e infermieri, di poter essere vaccinati. “Con profondo orgoglio e grande responsabilità oggi ho fatto il vaccino, un piccolo gesto ma fondamentale per tutti noi”, ha detto Claudia Alivernini, 29 anni infermiera e volontaria nelle Uscar, le unità mobili che in questi mesi hanno dato conforto e aiuto alle persone più fragili, una rappresentate di quel settore che conta un numero impressionante di contagiati, oltre 50mila da inizio pandemia con una media di 300 al giorno, che ogni giorno sono a contatto con le centinaia di migliaia di pazienti in tutta Italia.
“Oggi sono qui come cittadina ma soprattutto come infermiera a rappresentare la mia categoria e tutto il personale sanitario che hanno scelto di credere nella scienza. Ho visto con i miei occhi quanto sia difficile combattere con questo virus. E’ stato doloroso assistere alle sconfitte. La scienza e la medicina sono le uniche che ci permetteranno di uscire vincitori da questa battaglia, vacciniamoci”, ha aggiunto.
(ITALPRESS).
Nel giro di pochi minuti è toccato anche ad Alessandra D’Abramo e Alessandra Vergori, due medici infettivologi. Cinque simboli della lotta al virus che messo in ginocchio l’Italia, cinque operatori sanitari che ancora oggi lavorano quotidianamente all’interno dello Spallanzani per assistere i 173 pazienti presenti. E’ una giornata importante, salutata anche da un sole inaspettato, visto che le previsioni meteo annunciavano pioggia e nuvole, che, passato il clamore mediatico, proseguirà permettendo ad altri 130, tra medici e infermieri, di poter essere vaccinati. “Con profondo orgoglio e grande responsabilità oggi ho fatto il vaccino, un piccolo gesto ma fondamentale per tutti noi”, ha detto Claudia Alivernini, 29 anni infermiera e volontaria nelle Uscar, le unità mobili che in questi mesi hanno dato conforto e aiuto alle persone più fragili, una rappresentate di quel settore che conta un numero impressionante di contagiati, oltre 50mila da inizio pandemia con una media di 300 al giorno, che ogni giorno sono a contatto con le centinaia di migliaia di pazienti in tutta Italia.
“Oggi sono qui come cittadina ma soprattutto come infermiera a rappresentare la mia categoria e tutto il personale sanitario che hanno scelto di credere nella scienza. Ho visto con i miei occhi quanto sia difficile combattere con questo virus. E’ stato doloroso assistere alle sconfitte. La scienza e la medicina sono le uniche che ci permetteranno di uscire vincitori da questa battaglia, vacciniamoci”, ha aggiunto.
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