Caldo e siccità: parte in anticipo la trinciatura del mais

MANTOVA – Il grande caldo ha innumerevoli effetti negativi sul settore agricolo, e uno di questi è rappresentato dal grande anticipo vegetativo che sta colpendo il mais, in campo in questo momento. È per questo motivo che sono tanti, in provincia di Mantova, gli agricoltori che, in notevole anticipo rispetto alla normalità, stanno per dare il via (o in alcuni casi hanno già iniziato) alla trinciatura. «Questa operazione – spiega l’ufficio tecnico di Confagricoltura Mantova – solitamente avviene non prima della metà di agosto, ma quest’anno le cose sono diverse. Le alte temperature, unite alla prossima fine delle riserve idriche, spingono le aziende a trinciare, per salvare il più possibile le produzioni». È il caso ad esempio di Roberto Begnoni, che coltiva una trentina di ettari a mais nella zona di Roverbella: «Il caldo ha accelerato la maturazione delle piante – spiega – non solo del mais, ma anche delle patate da industria, con le precoci che si sono letteralmente cotte in campo, mentre le tardive le stiamo raccogliendo ora, in anticipo di un mese. Il caldo ha avuto effetti devastanti». Qualità e quantità sono ancora un rebus: «Sui mais irrigati bene – spiega Begnoni – la granella c’è, almeno vedendo le prime pannocchie. Qualità e peso specifico sono poi un’incognita. Un problema grosso è stato rappresentato anche dal forte vento di qualche settimana fa, che ha danneggiato molte piante, spezzandole e non facendo più arrivare linfa alla granella. Anche questo ha fatto anticipare le trinciature».
Nelle stesse condizioni anche Andrea Pagliari, nella zona di Bozzolo: «La causa principale di questo anticipo nelle raccolte – spiega ai margini del suo campo di mais – è il rischio di rimanere a breve senz’acqua, come già ci è stato preannunciato dal nostro consorzio di bonifica, il Navarolo. Tutto questo, unito alle alte temperature che hanno accelerato notevolmente il ciclo vegetativo del mais, ci spinge a metterci già in moto, tra pochi giorni, con le trinciature».
E per i secondi raccolti non resta che incrociare le dita: «Non stanno rispondendo in modo regolare, né dal punto di vista produttivo né da quello dello sviluppo fenologico. Possiamo solo sperare».

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