La bufera dei dazi manda a picco le borse nel mondo

L’economia mondiale è nelle mani di Donald Trump almeno per i prossimi due o tre giorni, fino a quando non sarà chiaro quali dazi il presidente americano imporrà il 2 aprile, da lui ribattezzato il “giorno della liberazione” americana dalla morsa di chi per decenni ha approfittato degli Stati Uniti.

In attesa che Trump sveli le sue carte e che l’Europa annunci la sua risposta, le borse mondiali affondano appesantite dall’incertezza e soprattutto dalla paura della stagflazione.

“Gli Stati Uniti sperimenteranno un boom, avremo successo come mai prima”, ha detto il presidente liquidando i timori che dilagano sui mercati finanziari, dove l’incertezza è il nemico numero uno. Anche la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva, in una intervista a Reuters, dice di non vedere all’orizzonte né recessione né stagflazione: l’economia Usa andrà forse “un po’ meno bene del solito”. Ma si dice anche preoccupata per “la capacità di assorbimento delle economie di ulteriori shock” e ricorda che i dazi creano incertezza, influendo sulla fiducia già in calo di consumatori e investitori.

Il non sapere cosa accadrà mercoledì ha spinto le borse asiatiche in profondo rosso, con Tokyo che ha perso il 4,05%. Non è andata meglio alle piazze europee, che hanno visto andare in fumo 245 miliardiMilano è stata la maglia nera d’Europa calando dell’1,77% e bruciando 16,43 miliardi. Parigi ha perso l’1,58% e Francoforte l’1,33%.  Pesante anche Wall Street, che ha chiuso contrastata, con lo S&P 500 in rialzo ma archiviando marzo con il suo più ripido calo mensile in più di due anni (-5,8%) e coronando il peggior trimestre all’inizio del mandato di un presidente – da quando Barack Obama assunse il potere nel 2009 durante la crisi finanziaria. Tipico bene rifugio, l’oro continua a volare e sale al record di 3.115 dollari l’oncia. L’Europa è alla finestra e lavora a come rispondere al pugno duro americano. Finora ha replicato con misure mirate ai dazi di Trump ma le nuove tariffe rischiano di innescare una guerra commerciale totale e richiedono quindi una risposta adeguata, “senza linee rosse”. Bruxelles – secondo indiscrezioni di El Pais – starebbe valutando l’attuazione del cosiddetto “strumento anti-coercizione per la sicurezza economica”, che consentirebbe di chiudere il mercato Ue a determinati beni e servizi e di impedire ad aziende statunitensi di partecipare a concorsi di licitazione pubblica o a progetti finanziati con il bilancio comunitario.