Materie prime, rincari energetici e mancanza di manodopera. I timori delle imprese ribaditi in un incontro a Pegognaga

PEGOGNAGA – Circa l’ottimismo governativo sul mondo produttivo a seguito dei livelli pre-pandemia pre-pandemia, le organizzazioni di categoria mantovane vedono un futuro non propriamente roseo.
In un incontro organizzato a Pegognaga da Civici Uniti, Giorgio Luitprandi vicepresidente Confindustria, Francesco Copercini, human resource Zanotti-Daikin, Giovanni Folloni vicepresidente Confartigianato, Nicola Dall’Argine presidente CNA, moderati dal sindaco Matteo Zilocchi, hanno illustrato indicatori che, al contrario, prospettano difficoltà produttive che peseranno sulle aziende dei settori più deboli e persino sull’agricoltura. «Cina, Turchia, India – ha detto Luitprandi – maggiori produttrici d’acciaio hanno deciso di tenere per sé l’intera produzione: di qui la crisi dei mercati e conseguentemente delle aziende metallurgiche». Altro problema in contemporanea: il pesante rincaro energetico. Il costo del petrolio incide sui trasporti, spingendo verso l’alto il costo dei prodotti e verso il basso i consumi. «Noi, perciò – ha proseguito – nutriamo dubbi; il ’22 si presenterà con turbolenze. Per avere effetti positivi dalla riduzione dei dazi, posto che gli Usa davvero lo facciano, e dall’aumento della produzione d’acciaio cinese, occorreranno tempi lunghi». Per l’agroalimentare, invece, rientro dei rincari, diminuendo il prezzo del petrolio. Luitprandi «Le aziende metallurgiche hanno subito i costi maggiori con contrazione della marginalità». Ossia dei ricavi. A soffrirne di più è l’indotto. Folloni «L’allumino ha subito rincari del 170 per cento. Il settore del legno ha registrato il 160 per cento di rincaro. La pandemia ha fatto la sua parte. Ci siamo trovati molti ordini inevasi non disponendo materie prime». Ancora «Situazione paradossale: c’è il lavoro, ci sono le richieste, non si può produrre per mancanza di materiali. Sui contratti a lunga scadenza non si può più definire il prezzo oggi per una consegna che avverrà fra molti mesi a causa della turbolenza dei costi e del reperimento materie prime». Nell’edilizia, per di più, da anni mancano operai.
Dall’Argine «In passato c’è stato grosso impulso nell’edilizia. Oggi si registra mancanza di manodopera. Nel 2008, col tracollo dell’edilizia, tanti imprenditori sono andati in pensione senza essere rimpiazzati. S’è persa la cultura d’avviare figli nel settore per non indebitarsi. Certi incentivi governativi, tipo reddito di cittadinanza, inducono la gente a starsene a casa».

Riccardo Lonardi