MANTOVA – È una campagna a macchia di leopardo quella che vede protagonisti i cereali autunno vernini. Le quantità oscillano e, in qualche caso, deludono i produttori, mentre la qualità – complice un andamento meteoclimatico non particolarmente ostile – è eccellente sia per l’orzo che per il frumento. È quanto emerge da una ricognizione di Coldiretti Mantova fra i propri associati nelle diverse zone della provincia.
Se quest’anno non ha pesato la primavera eccessivamente piovosa, in qualche caso ha interferito l’andamento autunnale in fase di semina. “Alcuni appezzamenti scontano problemi legati al compattamento del suolo dovuto alle precipitazioni insistenti dell’anno scorso e dei successivi calpestamenti dei mezzi agricoli nelle fasi di semina – spiega Fabio Perini, presidente di Coldiretti Castellucchio -. Suoli pesanti e non aerati hanno portato come conseguenza una produzione scarsa, con rese per ettaro che per il frumento tenero non arrivano a 50 quintali, contro una produzione che per definirsi buona dovrebbe arrivare intorno ai 70-75 quintali”.
Sono le prime stime di una campagna di raccolta che ad oggi ha coperto circa il 30-35% delle superfici coltivate e che sta di fatto terminando i raccolti precoci. “Ci sono quindi margini per migliorare”, prosegue Perini, che evidenzia invece le buone performance dell’orzo, con “pesi specifici elevatissimi, indice di ottima qualità, e produzioni che oscillano fra i 60 e i 70 quintali”. Lo scorso anno, invece, in molti casi le rese si fermarono molto spesso sui 50 quintali.
Enrico Treccani, vicepresidente di Coldiretti Mantova e produttore di orzo da birra a Castel Goffredo, racconta una storia differente, a conferma della variabilità in base a zone e terreni. “Ho raccolto circa 60 quintali per ettaro di orzo – dice -. Avrebbe potuto andare meglio, ma ho preferito sacrificare qualche quintale per ottenere un peso specifico elevato, una germinabilità al 98% e proteine idonee per la maltazione, così da ottenere un prodotto perfetto per la filiera della birra agricola. Anche l’umidità è perfetta per mantenere integro il chicco”.
Il raccolto, prosegue Treccani, “è già stato inviato a Vienna dove a ottobre, concluso il periodo di dormienza necessario, si procederà con la maltazione”.
Esclusa la produzione birraria, informa Coldiretti, la produzione di orzo della provincia di Mantova prende solitamente la destinazione zootecnia (molto spesso in autoconsumo), per alimentare le bovine da latte e i suini da carne destinati alle produzioni Dop, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano, dai Prosciutti di Parma a quelli di San Daniele, le più importanti Indicazioni Geografiche per valori esportati a livello mondiale.
I PREZZI SUL MERCATO
Le ombre arrivano dal mercato, con mercuriali basse sia per l’orzo che per il frumento, quest’ultimo in attesa della prima quotazione dei raccolti 2025. “L’orzo ha segnato una ripresa, ma siamo ancora su valori deboli, in quanto il prezzo di partenza era veramente basso – commenta Perini -. Vedremo come partiranno i frumenti, ma penso che per avere un quadro complessivo sufficientemente rappresentativo per quotare sia necessario ancora qualche giorno”. Anche Treccani non nasconde le criticità del mercato: “Abbiamo prezzi che si collocano su valori precedenti al Covid, con costi però che sono aumentati alle stelle”.
Produzioni difformi anche nel Basso mantovano e nel Destra Secchia. “Quest’anno sono arrivato a produrre quasi 80 quintali all’ettaro di grano tenero e 75 quintali di grano duro – dichiara Andrea Costa, presidente di Coldiretti Felonica -, ma in zona c’è anche stato chi non ha superato i 30 quintali all’ettaro per l’orzo e chi è arrivato a malapena a 35 quintali di grano tenero. Hanno influito molto i periodi di semina, il calpestio e la preparazione del terreno e le concimazioni”.
IMPORT ITALIANO DI CEREALI
Nel primo trimestre del 2025 le importazioni di cereali sono cresciute del 10,3% in quantità (superando i 4,9 milioni di tonnellate) e del 15,1% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (fonte: Teseo.Clal.it). L’Ucraina è il primo fornitore dell’Italia con oltre un milione di tonnellate vendute nei primi tre mesi di quest’anno, seguita da Ungheria, Slovenia e Francia.
Su 4,9 milioni di tonnellate di cereali ritirati dall’Italia tra gennaio e marzo 2025, oltre la metà (2,5 milioni di tonnellate) sono rappresentate dal frumento, con il Canada primo fornitore (oltre 562mila tonnellate), seguito da Ungheria (430mila tonnellate) e Ucraina (254mila tonnellate).