Pegognaga, agricoltori e amministratori: “la nuova Pac penalizza l’Italia”

I relatori

PEGOGNAGA – Il settore primario italiano, a livello mondiale considerato eccellenza, in seno all’UE parrebbe non fruire delle attenzioni godute invece dai Paesi del Nord-Europa. Anzi, sarebbe discriminato. Tant’è che la qualità rigorosamente certificata della nostra produzione agricola passa in secondo piano rispetto alla transizione ecologica.
E’ la sintesi conclusiva dell’incontro organizzato a Pegognaga da Pd e RiAttiviamo Pego, che ha visto come relatori due consiglieri regionali dem, Matteo Piloni e Marco Carra, tre esponenti di categoria, Matteo Lasagna vicepresidente nazionale Confagricoltura, i vicepresidenti provinciali CIA Alex Odini e Coldiretti Enrico Treccani e due aspiranti Pd a cariche amministrative pubbliche, Viola Messori candidata sindaco e Francesco Caramaschi candidato consigliere.
«La Pac del quinquennio ‘23-‘27 varata dall’UE – ha detto Lasagna – crea enormi difficoltà. Impoverisce il fattore economico a noi imprenditori agricoli a favore delle politiche ambientali e sociali. La transizione ecologica può invece andare di pari passo con lo sviluppo agricolo. Occorre maggiore oculatezza verso il settore primario la cui qualità produttiva è già in sintonia con la sostenibilità ambientale, che a sua volta deve continuare ad essere coesa con la sostenibilità economica. Sicurezza e qualità dei prodotti erano anche raggiungibili con gli incentivi Pac. La quale oggi invece li sottrae all’agricoltura assecondando una politica ambientale. Ne consegue l’importazione di prodotti non soggiacenti alla rigidità normativa di quelli dell’UE». Tesi rafforzata dall’intervento dalla sala dei giovani imprenditori Francesco Gandolfi e Mauro Zilocchi, che hanno ricordato come con l’applicazione del disciplinare del Parmigian Reggiano nel Basso Mantovano siano state anticipate da anni le direttive di sostenibilità ambientale. Ingiustificata quindi la riduzione incentivante dei contributi. «La nuova Pac – ha confermato Piloni – è penalizzante. Non s’impongono scelte applicabili al Nord Europa anche ai Paesi del Sud senza considerare le diverse condizioni produttive territoriali e stagionali. L’UE deve tutelare chi produce cibo e varare una Pac più equa. Permettendo di produrre più alimenti e intervenire sul clima si disincentivano migrazioni e guerre». Sulla stessa linea anche Odini e Treccani. Per Carra, Messori e Caramaschi quindi il futuro dell’agricoltura deve fondare su tre pilastri: sostenibilità ambientale, sociale ed economica.


Riccardo Lonardi

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