MOGLIA – “Ero un bullo”, la vera storia di Daniel Zaccaro, libro bestseller scritto da Andrea Franzoso e pubblicato da DeAgostini, è anche uno spettacolo teatrale prodotto da
Fondazione Aida che sarà presentato a Moglia, domenica 2 marzo, ore 17.30, al Teatro Mondo Tre, in collaborazione con il Comune. Seguirà il dibattito – incontro con Andrea
Franzoso, autore del libro da cui è tratto lo spettacolo. “Ero un bullo” per la regia di Lucia
Messina con Lorenzo Feltrin, Giulia Lacorte, Nicolò Brun, è una proposta che si rivolge a tutti, in particolare ai ragazzi della scuola di secondo grado, alle famiglie, agli insegnanti,
agli educatori e a tutti coloro che credono che non sia mai troppo tardi per
ricominciare. «Magari lì fuori c’è qualche ragazzo o qualche ragazza che può leggere la sua vita attraverso la mia storia e sentirsi meno solo – le parole di Daniel Zaccaro -. Nella vita non esiste un copione già scritto. Fino all’ultimo puoi decidere di cambiare il finale».
«Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su Daniel – spiega Franzoso, riportando le parole di don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria –. Eppure quello che
sembrava un destino già scritto, prende una piega inaspettata dopo che Daniel incontra degli adulti credibili. Si parla di temi di stretta attualità: bullismo, devianza giovanile,
baby gang, dispersione scolastica, ma è anche una chiamata all’azione per gli adulti: che esempio diamo ai nostri ragazzi, come possiamo intervenire, che fare e che cosa non fare?».
Daniel vive a Quarto Oggiaro, periferia di Milano. In famiglia il clima è teso, pochi soldi e continui litigi. Cresce nei cortili delle case popolari, ama il calcio e in campo è il più forte, tanto che a dieci anni gioca con la maglia dell’Inter. Le aspettative su di lui sono altissime, e non vuole deluderle. Ma quando, durante una partita, Daniel manca il goal decisivo, il sogno di diventare un calciatore famoso è infranto per sempre. Alle medie Daniel è un bullo temuto da tutti, carico di rabbia e aggressività. Sente che l’unico modo per guadagnarsi il rispetto è incutere paura e non temere niente, neanche di fare un colpo in banca. E
infatti, lui le rapine arriva a farle per davvero, finché finisce al Beccaria, il carcere minorile. È considerato un ragazzo perduto, irrecuperabile. A segnare la svolta, l’incontro con don Claudio, il cappellano del carcere. Daniel viene affidato alla sua comunità, che accoglie i “ragazzi difficili”, e lentamente impara a guardare le cose da una nuova prospettiva. Di lui si prende cura anche una professoressa di lettere in pensione, Fiorella, che fa la volontaria in carcere. Daniel riprende gli studi che aveva interrotto, si diploma, poi decide di iscriversi all’università. Si laurea infine in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica e a festeggiarlo c’è anche la pm che lo aveva fatto condannare. Oggi Daniel fa l’educatore alla comunità Kayrós di Milano.
«Una vicenda ricchissima – precisa la regista Lucia Messina – di personaggi funzionali e disfunzionali e di colori emozionali. Le canzoni rap, sua fonte di riconoscimento, fanno da colonna sonora a inciampi e risalite».