MANTOVA – Cinque fotografi, una città, una fondazione bancaria, un curatore e un progetto che compie vent’anni. È questa la formula che da oltre due decenni guida la Fondazione Banca Agricola Mantovana (BAM) nella missione di documentare, con uno sguardo innovativo e originale, la città di Mantova e il suo territorio. Dal 2004 la Fondazione ha promosso una campagna di documentazione che ha coinvolto alcuni dei più illustri autori della fotografia italiana, restituendo, attraverso il loro obiettivo, un ritratto inedito di una città che è al contempo storica e contemporanea, agricola e industriale, artistica e artigianale.
Le “quattro B” e la “C” del titolo sono quelle che aprono le porte a cinque grandi nomi della fotografia: Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Antonio Biasiucci, Olivo Barbieri e Luca Campigotto. Accanto a loro, la “P” di Mario Peliti, curatore del progetto e della mostra, che ha coordinato la campagna di documentazione ispirandosi all’esperienza della Mission photographique de la Datar, un’iniziativa francese dedicata alla trasformazione del paesaggio negli anni Ottanta.
Mantova, città dalle radici mitologiche, terra di contrasti tra acqua e terra, agricoltura e industria, arte e tradizione, ha ispirato cinque ricerche diverse tra loro, con quattro conclusi e uno in corso. Quasi centosettanta immagini saranno esposte presso la Casa del Mantegna, un luogo-simbolo della città, che fu dimora del grande pittore rinascimentale dal 1469 fino alla sua morte nel 1502. Il percorso della mostra offre un viaggio non solo attraverso la fotografia, ma anche tramite le diverse voci della fotografia italiana. Un viaggio che si articola tra molteplici sensibilità e tempi diversi, ma che, unite dal filo conduttore di Mantova, riesce a costruire un ritratto complesso e affascinante della città.
Il primo capitolo è firmato da Gianni Berengo Gardin, un’icona del reportage di tradizione umanista. Nella serie “Incontri mantovani”, il fotografo racconta la città nei suoi ritmi, nei volti, nei mestieri, in un’infinita giornata quotidiana. La piazza, simbolo della cultura italiana, diventa il luogo dove Berengo Gardin si confronta con la dimensione sociale e umana di Mantova, dalla piazza del Castello a piazza Ducale, da piazza Erbe a piazza Broletto. Proprio dalla piazza, luogo emblematico, prende avvio la seconda campagna di documentazione, quella di Gabriele Basilico.
Gabriele Basilico, uno dei maestri più acclamati nella lettura delle metropoli contemporanee, ha trasformato Mantova in una città metafisica. Nella sua serie “Mantova”, il fotografo architetto gioca con la luce per raccontare i luoghi, i volumi e le storie di una città sospesa nel tempo, tra Castello e Palazzo Te, passando per le costruzioni del Novecento. La città, in questa visione, è protagonista di una narrazione essenziale, dove l’assenza umana contribuisce a esaltare la bellezza e la complessità delle architetture. Il lavoro di Antonio Biasiucci porta la fotografia verso un piano più astratto e intimo, con la sua ricerca che si immerge nella materia prima del corpo umano e celeste. Mantova diventa così “Manto“, la profetessa che ispira il fondamento della città, e la sua ricerca si sviluppa attraverso l’interpretazione della terra, dei vegetali, e degli oggetti che diventano simboli di una dimensione misteriosa e archetipica, tra buio e luce, tra sogno e realtà.
La ricerca di Olivo Barbieri, dal titolo “Il disegno dell’acqua“, esplora la natura liquida e riflessiva della città, dove l’acqua del Mincio diventa specchio e soggetto della sua ricerca. Le immagini di Barbieri, che alternano il giorno e la notte, offrono una visione della città che si riflette nelle sue acque, creando un gioco tra la realtà e l’illusione, tra la natura e l’artificio.
L’ultimo capitolo, quello dedicato a Luca Campigotto, è ancora in fase di sviluppo, ma promette di offrire una visione sulla città “operosa”. Il progetto, dal titolo “Della città operosa”, indaga il lavoro in tutte le sue sfaccettature, dal mondo agricolo all’industria, dalle botteghe artigiane alle grandi fabbriche. Una riflessione che si ispira alla memoria storica di Mantova e alle sue evoluzioni nel corso del tempo.
La Fondazione Banca Agricola Mantovana, nata nel 2000, si impegna da sempre a promuovere il progresso culturale e sociale di Mantova. Ne valorizza il patrimonio artistico, storico e culturale della città, sostenendo la ricerca scientifica e intervenendo in campo sociale. La sua collezione di opere d’arte, che include numerose fotografie contemporanee, si arricchisce ogni anno di nuove acquisizioni, e lo sguardo fotografico sulla Mantova di oggi arricchisce il suo impegno nella valorizzazione del territorio.