Attilio Pignata, la tecnologia dei grandi ospedali fa velo al rapporto umano tra medico e paziente

Attilio Pignata, la tecnologia dei grandi ospedali fa velo al rapporto umano tra medico e paziente

SUZZARA – Attilio Pignata é personalità assai nota in tutta la provincia, non solo per essere fondatore-direttore del periodico molto seguito “Cronache Sanitarie”, ma anche per la sua quarantennale esperienza di paramedico, quindi per aver seguito decorso patologico e guarigione di migliaia di pazienti e purtroppo talvolta anche del triste epilogo di qualcuno di loro.
Quattro decenni di storie umane nel contesto della storia evolutiva della medicina offrono all’infermiere-giornalista il destro per fare una sintesi della ricca esperienza professionale nel mondo della sanità. Partendo dalla lettura delle numerose lettere pubblicate dai quotidiani in questo drammatico periodo d’imperversare del coronavirus, Pignata osserva «Due sono le parole che compaiono più frequentemente nelle lettere di ringraziamento ai sanitari inviate  ai quotidiani dai malati in cura: tempestività e professionalità». A proposito di professionalità rileva come la dimensione strutturale dell’ospedale, meglio dell’azienda ospedaliera, assecondi l’eccellenza dei reparti, basata nella fattispecie sulla bravura del medico, a sua volta integrata dalla tecnologia.
Sicché il vecchio adagio che sostiene “piccolo é bello”, in campo sanitario perde completamente di forza suasiva. Pignata tuttavia si chiede se é davvero così. Dato per certo che l’alto grado di professionalità medica, accresciuta dalla strumentazione tecnologica sempre più raffinata, disponibile nelle grandi strutture ospedaliere, salva sempre più vite, intervenendo ancor più tempestivamente, ciononostante insorge un dubbio. «Rimane un ma… – osserva Pignata – che ancora nessuno ha rilevato e tuttavia diviene sempre più macroscopico quanto più un reparto specialistico accresce d’eccellenza». Fa quindi un excursus storico del mondo ospedaliero «Solo pochi anni fa, il medico di turno, specie in medicina, si sedeva sul bordo del letto del paziente e lo interrogava a lungo per fare l’anamnesi, che poi integrava interrogando altresì i parenti. In tasca portava tante biro colorate per sottolineare, a seconda dell’importanza, le informazioni avute. Così gli infermieri sapevano tutto del malato. Il quale per la verità facendo un decorso ospedaliero più a lungo, instaurava un rapporto confidenziale duraturo nel tempo. Tant’é vero che non di rado al momento delle dimissioni più di un paziente lasciava qualche mancia. Più spesso, una volta a casa, dopo qualche giorno ricompariva in reparto con un vassoio di pasticcini». Ancora «Molti medici di famiglia andavano a parlare con i colleghi d’ospedale per informarsi sul tal o tal’altro paziente, cosicché da parte dei familiari s’instaurava un rapporto di fiducia nel mondo della sanità, che oggi invece non pare così solido». Osserva amaramente l’infermiere-giornalista «Oggi nelle grandi strutture ospedaliere, grazie alla tecnologia, i medici vedono tutto dentro il tuo corpo. Ma… ecco il ma… non sanno nulla della tua storia di vita. Il medico non ha più le biro colorate e non si siede più a bordo del letto, ma é munito di cellulare, di tablet col quale sforna la cartella clinica. Si fa seguire da tecnici con strumenti per l’ecg, per i raggi x. Il letto del malato non é più rigido, ma ergonomicamente adattabile all’esigenza del paziente. Anche per l’infermiere la registrazione avviene in modo tecnologico. Raro che venga effettuata la visita tradizionale con auscultazione e palpazione. La cartella clinica non é più compilata con tante parole, ma con sigle e tanti termini inglesi. A fine decorso é sempre più raro che arrivino in reparto pasticcini. Di mance non se ne vedono più. Non foss’altro perché il malato non ha avuto il tempo di conoscere la persona che sta sotto il camice. Per contro, il medico non ha fatto in tempo a conoscere chi sta sotto il pigiama. Oggi, che fa tutto é la tecnologia. Ma non sa nulla della persona che sta dentro il pigiama. Chi fa compagnia al malato oggi é solo il cellulare. L’alta tecnologia, grande ospedale, e l’umanizzazione medico-malato, piccolo ospedale, non riescono a camminare insieme». E così anche i rapporti sociali nel mondo della salute mutano.

Riccardo Lonardi