MANTOVA – C’è chi vuole riprendere e chi invece vorrebbe fermarsi. Il calcio, come è nella sua natura, divide. Anche in tempi di Coronavirus. Nessuna forma di sano campanilismo, ma solo il desiderio di fare i propri interessi. Dai politici ai dirigenti delle società di Serie A, che sono a capo di aziende vere e proprie. Società che per ripartire dovranno rispettare rigidi protocolli imposti dal Governo e che non possono essere applicati ai club delle categorie inferiori. Il calcio divide e si divide. I grandi della serie A e poi quelli di serie B, serie C e serie D. Sono questi gli esclusi.
Nei giorni scorsi, da autorevoli quotidiani è circolata la notizia, che il Premier Giuseppe Conte, possa annunciare il blocco della Serie A, proprio quando i club hanno fatto rientrare alla base i propri atleti. Da ieri, infatti, i giocatori hanno la possibilità di allenarsi singolarmente, all’interno dei centri sportivi. Questo grazie all’azione di forza di molte Regioni. In primis l’Emilia Romagna. Un primo passo verso la “normalità”, che potrebbe arrivare dal 18 maggio con l’apertura agli allenamenti di squadra (ma sempre nel rispetto dei protocolli). E nelle ultime ore è arrivato una sorta di retromarcia del Ministro dello Sport Spadafora “Sarà possibile riprendere gli allenamenti di tutta la squadra – così dichiara a Repubblica -. Sono convinto che entro questa settimana avremo un responso anche sul protocollo per gli allenamenti della Federcalcio. Quello che ci hanno presentato era un buon lavoro su cui però i componenti del comitato avevano delle perplessità. Ma sicuramente anche la questione del calcio entro questa settimana troverà una soluzione”.
E proprio venerdì ci sarà il Consiglio Federale della Figc, che dovrebbe annunciare la decisione finale sul futuro dei campionati. Come detto la Serie A dovrebbe ripartire, ma per le altre categorie? Nelle ultime ore, a tal proposito, più che ai campionati in corso, si è pensato al domani: a quando ripartire e soprattutto come.
Ecco quindi che sono avanzate delle ipotesi di nuovi format. Stando a quanto detto ieri sera a SportItalia l’obiettivo è di ridurre questo numero a 60 per riuscire ad aiutare tutte le compagini che non riescono a gestire i costi della categoria. La serie A rimarrebbe invariata, sempre un girone da 20, mentre la vera rivoluzione sarebbe in Serie B che passerebbe a due gironi da 20 squadre che conterebbe le squadre dell’attuale cadetteria senza retrocessioni e altre venti compagini prelevate dall’attuale serie C con criteri ancora da stabilire. Con questa soluzione la Serie C non sarebbe più un campionato professionistico, e sarebbe composto dalle rimanenti 40 squadre più altre venti recuperate dalla Serie D, che tornerebbe ad essere la vecchia Interregionale con 9 gironi da 18.
Qualora invece non ci fosse nessuna rivoluzione, la Figc dovrebbe dare dei verdetti sui campionati in corso.