CNA: “Discriminazione di genere sulle pensioni: donne penalizzate su età e importo”

MANTOVA – La CNA attraverso la sua sezione “Impresa Donna” e sotto l’egida della Direttrice Elisa Rodighiero, lancia un forte allarme sulla persistente disparità di genere nel sistema pensionistico italiano. I dati evidenziano una situazione preoccupante: le donne, infatti, non solo accedono alla pensione più tardi rispetto agli uomini, ma percepiscono anche un importo significativamente inferiore.

La denuncia della CNA sottolinea come le donne siano, ancora una volta, le più penalizzate in un percorso verso la piena parità di genere che nel nostro Paese si rivela ancora lungo e tortuoso. Nonostante i progressi compiuti in alcuni settori negli ultimi anni, permangono significative disparità in ambiti cruciali come il mercato del lavoro, la rappresentanza politica e, in modo particolarmente gravoso, la divisione dei carichi familiari.

Nello specifico, i numeri parlano chiaro: le donne vanno in pensione in media a 65,5 anni, un’età superiore rispetto agli uomini. Ma la disparità più marcata emerge negli importi percepiti: il reddito pensionistico medio mensile lordo per le donne si attesta a 1.610 euro, un dato che rappresenta il 34% in meno rispetto ai 2.180 euro lordi percepiti dagli uomini. Questa forbice non si colma neanche in pensione: sebbene le donne costituiscano il 51% dei pensionati, ricevono appena il 44% della spesa pensionistica complessiva.

Le ragioni di questa profonda disuguaglianza affondano le radici nelle carriere professionali delle donne, spesso caratterizzate da interruzioni e da stipendi mediamente più bassi rispetto a quelli degli uomini, anche a parità di mansioni e livello. “Le donne artigiane, come molte altre donne lavoratrici – sottolinea la Direttrice Rodighiero – si trovano quotidianamente a dover bilanciare le esigenze del lavoro con quelle della famiglia”.

Questa sfida è particolarmente ardua per le duemila imprese artigiane nel Mantovano guidate da donne, un settore spesso caratterizzato da orari irregolari e un’intensa attività manuale. La necessità di conciliare vita professionale e personale porta frequentemente a percorsi lavorativi meno lineari, che si traducono in contributi pensionistici inferiori e, di conseguenza, in assegni più esigui al momento del ritiro.

La CNA, attraverso questa denuncia, intende riaccendere i riflettori su una problematica sociale ed economica di primaria importanza, sollecitando interventi mirati a garantire una maggiore equità nel sistema pensionistico e a promuovere politiche che supportino concretamente la parità di genere nel mondo del lavoro e nella società