Dazi Usa sulla pasta: Confagricoltura lancia l’allarme. “Colpita una filiera già in difficoltà”

MANTOVA – Una nuova minaccia incombe sull’agroalimentare italiano: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sarebbe pronto a imporre un dazio del 107% sulla pasta italiana esportata oltreoceano. Una misura che, se confermata, rischia di avere ripercussioni pesanti su tutta la filiera cerealicola, già provata da crisi strutturali e da un mercato sempre più competitivo.

A lanciare l’allarme è Confagricoltura Mantova, attraverso le parole del presidente Alberto Cortesi: «Se queste indiscrezioni verranno confermate, si tratterebbe di una notizia gravissima. Il comparto è già in sofferenza e un ulteriore ostacolo commerciale rischia di compromettere l’equilibrio di tutta la filiera. La nostra provincia coltiva 10mila ettari di grano duro, destinato anche alla produzione di pasta: è evidente che un dazio di questa portata avrebbe effetti diretti e immediati».

La decisione americana sarebbe legata a un’indagine del Dipartimento del Commercio USA, che avrebbe rilevato pratiche di dumping da parte di due tra i marchi italiani più venduti negli Stati Uniti. Il nuovo dazio, pari al 91,74%, si sommerebbe a quello già introdotto in estate del 15%, portando il totale a oltre il 100%. Resta da chiarire se la misura riguarderà l’intera produzione italiana o solo alcuni marchi specifici.

Confagricoltura Mantova si è attivata a livello nazionale per sollecitare una reazione decisa da parte del Governo italiano. «Crediamo nel libero mercato – prosegue Cortesi – e riteniamo che ogni forma di dazio sia un danno grave per l’economia agricola. Serve una presa di posizione forte e tempestiva».

La preoccupazione è amplificata dalle difficoltà già esistenti nel comparto cerealicolo: remunerazioni sempre più basse, concorrenza estera con standard qualitativi inferiori e l’impatto crescente del cambiamento climatico stanno mettendo a dura prova i produttori. «Ci stiamo battendo per portare sotto i riflettori le problematiche dei cerealicoltori – conclude Cortesi – Servono interventi concreti per tutelare la cerealicoltura italiana, non nuove penalizzazioni»