Divieto fertilizzante urea, Confagricoltura: “Obiettivo condivisibile, ma tempi e modi errati” 

MANTOVA- “Fare tutto il possibile per migliorare la qualità dell’aria e rendere l’agricoltura sempre più green è uno dei nostri obiettivi, ma bisogna valutare anche la fattibilità in termini e modalità per non rischiare di lasciare gli agricoltori privi di strumenti indispensabili prima che siano pronte le dovute alternative”. Lo dichiara il presidente di Confagricoltura Mantova Alberto Cortesi, con riferimento al “caso urea”, il concime azotato più diffuso all’interno del bacino padano, fertilizzante basilare per la crescita delle piante, che la bozza del “Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria”, attualmente sul tavolo del Consiglio dei Ministri”, vorrebbe vietare in toto dal 1° gennaio 2027.

“I tempi sono troppo stretti e non abbiamo alternative valide – avverte Cortesi – Per l’agricoltura mantovana e della pianura Padana in generale sarebbe una complicazione molto grave, perché allo stato attuale delle cose l’urea è un fertilizzante indispensabile. Non è possibile riorganizzare la filiera in così poco tempo”.

LA PROPOSTA
La proposta sul piatto, infatti, riguarda proprio il divieto nelle regioni del bacino padano dell’utilizzo dell’urea. Al contrario, si propone di incentivare l’impiego di fertilizzanti organici (digestato agrozootecnico e agroindustriale, reflui zootecnici e biochar) e fertilizzanti chimici alternativi.

Condividiamo l’obiettivo di ridurre le emissioni di ammoniaca nell’atmosfera, ma con i giusti tempi – spiega Cortesi – e, soprattutto, superando i limiti imposti dalla direttiva nitrati. Siamo sicuri poi che l’urea sia davvero maggiormente inquinante rispetto ad altri concimi chimici?”.

I COSTI
La questione coinvolge anche i costi: “È stato calcolato che i fertilizzanti alternativi comporteranno costi maggiori per le aziende rispetto all’Urea, il cui costo è già salito del 15% all’inizio di quest’anno. Si parla di almeno 150 euro per ettaro in più. La bozza del Piano cita possibili compensazioni economiche, ma senza entrare nel dettaglio. Chiediamo, quindi, di aprire un dialogo sui tempi e sugli incentivi per arrivare gradualmente al divieto dell’urea davvero pronti e senza gravi danni alle imprese agricole”, conclude il presidente di Confagricoltura Mantova.

L’IMPATTO DI QUESTO DIVIETO
Calcolare l’impatto di tale divieto sulla provincia di Mantova è esercizio non difficile: sul mais sono circa 2 i quintali di urea per ettaro necessari (con in media un paio di trattamenti l’anno), mentre sul grano serve un quintale per ettaro. Considerando circa 56.000 ha di mais (granella e ceroso) e circa 31.000 ha di frumento (tenero e duro), si arriva almeno a oltre 250.000 quintali annui di urea solo per queste due colture.