Don Ferrante e l’epidemia. Terzo appuntamento con i personaggi manzoniani traslati da Stefano Albertini nei giorni del Covid

Don Ferrante e l'epidemia. Terzo appuntamento con i personaggi manzoniani traslati da Stefano Albertini nei giorni del Covid

MANTOVA – Eccoci con il terzo appuntamento con le sindromi psico-caratteriali da coronavirus uscite dalla penna di Stefano Albertini che ha trasportato nei giorni del covid i personaggi de “I Promessi Sposi”. Oggi è la volta di don Ferrante, il nobiluomo milanese che nel romanzo manzoniano accoglie nella propria casa Lucia dopo la sua liberazione dal castello dell’Innominato. Don Ferrante si occupa di tutto: astrologia, filosofia, scienze naturali, magia, storia, dottrine politiche, scienza cavalleresca, letteratura. Un emblema della “degenerazione della cultura in una massa di inutili e obsolete certezze tenute insieme da un’ ambizione enciclopedica”.
Eccolo dunque nei giorni del Covid. Sappiamo riconoscere in lui qualcuno di nostra conoscenza? Tra chi ci è vicino ma anche tra i tanti personaggi che sono stati protagonisti dall’inizio dell’epidemia su web, tv e giornali? Come al solito buona lettura

Sindrome di don Ferrante

Don Ferrante. Incisione di Francesco Gonin. Rielaborazione grafica Francesco Maria Mussini.

Il pedante con le fette di salame sugli occhi che ha letto molti libri, ma ha imparato poco della realtà. L’uomo a cui una cultura libresca fa da schermo e impedisce di vedere le cose come sono. Don Ferrante è un personaggio secondario, ma Manzoni ci tiene a descrivere dettagliatamente la sua fine. Con l’avvicinarsi della pestilenza, don Ferrante, deride i suoi contemporanei preoccupati e facendosi forte dell’autorità di Aristotele sostiene che non essendo la peste né sostanza, né accidente, essa non esiste e così che “non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle.” (cap. 37)

Gli individui affetti da sindrome di don Ferrante, detti anche negazionisti, erano quelli che, soprattutto agli inizi dell’epidemia di Coronavirus sostenevano che si trattasse di comune influenza o che fosse frutto di una gigantesca montatura mediatica. Gli affetti da questa sindrome sono rimasti pochi, ma rimangono molto agguerriti.