Due vite parallele nella lotta alla mafia, con la fede sullo sfondo di un’amicizia trentennale

MANTOVA – Calogero “Rino” Germanà e Marco Mariconda, due ex dirigenti della Polizia di Stato in prima linea per anni nella lotta contro la mafia e poi fianco a fianco a fianco in numerose altre vicende che negli anni sono tristemente salite alla ribalta delle cronache nazionali, e non solo, di cronaca nera e giudiziaria.
Due vite parallele di due poliziotti e due amici che in tante occasioni si sono fatti forza a vicenda. Di questo si è parlato nei giorni scorsi al Centro Pastorale di via Cairoli a Mantova durante il dialogo tra Mariconda e Germanà, moderato dalla giornalista Monica Bottura, organizzato nell’ambito della Settimana della Chiesa Mantovana.
Germanà, che ha chiuso la sua carriera come questore di Forlì e Piacenza, il 14 settembre 1992 subì un attentato ordinato da Totò Riina. Il commando di fuoco che doveva ucciderlo a Mazara del Vallo, dove dirigeva il commissariato locale, era composto nientedimeno che da Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano. Il piano criminale fallì.
Lui non sa darsi una spiegazione del perché sia riuscito a rimanere vivo. “Sono un sopravvissuto, si, un miracolato per chi crede”. E Germanà è uomo di fede. Racconta che nei momenti concitati in cui gli stavano sparando ha chiesto aiuto alla Madonna e poi dichiara: “In quei momenti mi sentivo tutt’uno con cielo e terra, anni dopo ho letto un passo di San Paolo che diceva che Dio è il Tutto e ho capito cosa intendeva perché io in quei terribili attimi ero così”.
Marco Mariconda era invece un giovane ed efficiente capo della Squadra Mobile di Mantova quando nel 1992 fu chiamato a dirigere la Squadra Mobile di Agrigento, e lì si trovò a combattere la “stidda” responsabile tra i vari crimini dell’omicidio del giudice Livatino. Arrestò i responsabili, venne minacciato più volte, l’ultimo avvertimento con una testa di maiale mozzata.
Come capitò a Germanà dopo l’attentato, Mariconda venne allora trasferito contro la sua volontà, lontano dalla Sicilia. Con Germanà si ritrovò nel 1994 a Bologna nella difficilissima battaglia per sgominare i responsabili dei famigerati crimini della Uno Bianca, poi ancora insieme a Brescia per il rapimento Soffiantini.
Anni di tensioni fortissime. “Non ci si fermava, non si dormiva praticamente mai. Avevo un unico motivo di sollievo nel trasferimento a Bologna: essere finalmente vicino a Mantova e poter così vedere mio figlio, ma un giorno mi sono messo a piangere, da solo, perchè i ritmi che avevamo non mi permettavano invece di farlo” racconta Mariconda che come Germanà anni dopo è stato impegnato all’estero in importanti operazioni contro il narcotraffico.
E nella loro amicizia torna ancora una volta la fede: “Per quindici anni la mattina ci telefonavamo e iniziavamo la nostra giornata leggendo una pagina della Bibbia”.
Oggi sono entrambi in pensione. Mariconda ha chiuso la carriera da dirigente a Mantova dopo aver diretto importanti commissariati come Fermo e Viareggio.
La domanda d’obbligo è cosa pensino del futuro di Cosa Nostra alla luce della cattura di Matteo Messina Denaro. “La mafia si evolve, se pensiamo a Cosa Nostra come al male, al crimine, non mi pare sia venuta meno, del resto il mafioso ha come obiettivo i soldi” dichiara Germanà. “Sono cambiate le strategie, prima potevano accaparrarsi appalti e lavori di un certo livello, ma se oggi come pare capiti, girano per le botteghe di Palermo e si fanno consegnare da ognuna 100-200 euro, è chiaro che il loro fine lo ottengono comunque e chi si oppone viene gambizzato o ammazzato. Di fatto quindi è cambiato poco, la mafia è ricca e probabilmente ha degli strumenti che lo Stato non ha” dichiara Mariconda convinto da sempre che “la mafia è fatta di famiglie e quindi la Polizia per sconfiggerla deve agire come una famiglia”. Un messaggio che non si è mai stancato di ripetere ai suoi agenti.

Vedi il video servizio di Monica Bottura con le interviste a Rino Germanà e a Marco Mariconda realizzate a Grazie di Curtatone
Immagini video di Gino Giacomini 

Nelle foto alcuni momenti dell’incontro organizzato nell’ambito della Settimana della Chiesa Mantovana 

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