CORREGGIO MICHELI (BAGNOLO SAN VITO) – Un nuovo episodio di abigeato ha colpito l’azienda agricola di Paolo Costa, 56 anni, situata nei pressi della chiusa di Governolo, dove ignoti hanno rubato un numero imprecisato di caprette nane tibetane, animali da compagnia noti per la loro docilità e affetto verso i bambini.
I malviventi, dopo aver tagliato la recinzione dell’allevamento denominato “Le caprette della Conca di Governolo” sono riusciti a introdursi nell’allevamento e a portare via gli animali. Il furto è stato preceduto da un tentativo fallito nella notte tra giovedì e venerdì, quando Costa, insospettito da alcuni movimenti anomali, si è precipitato sul posto – distante circa 500 metri dalla sua abitazione – riuscendo a mettere in fuga i ladri.
Purtroppo, nella notte tra sabato e domenica, la banda è tornata, riuscendo questa volta a compiere il furto. Costa ha sporto denuncia ai Carabinieri di Bagnolo San Vito, già informati del precedente tentativo. «Mi hanno rubato delle caprette che prendevano ancora il latte – ha raccontato sconsolato Costa – Avranno avuto circa un mese di vita. Non so quante siano, devo verificare sul registro che tengo regolarmente aggiornato, come richiesto dalla normativa. L’Asl viene spesso a fare i controlli».
Costa ha dedicato la sua vita all’allevamento, nato da una passione infantile: dalle prime quattro caprette, oggi ne possiede circa settanta. Il suo progetto è pensato per i bambini, che visitano l’azienda e interagiscono con gli animali.
«Non ho moglie né figli – ha aggiunto – Ho creato questo allevamento per i più piccoli. Le caprette tibetane sono molto docili e i bambini le adorano. Spero di trovare qualcuno che condivida la mia passione, perché se un giorno non potrò più occuparmene, chi si prenderà cura di loro?».
Non è la prima volta che episodi simili si verificano nella zona. Lo stesso Costa era stato vittima di un furto una decina di anni fa, e nel 2018 anche Luigi Bertolini, imprenditore edile, subì il furto di quattro caprette tibetane. In quel caso, i ladri furono visti allontanarsi in auto con gli animali già uccisi. All’epoca si ipotizzò un possibile collegamento con la festa islamica del sacrificio, durante la quale è tradizione sacrificare capre e montoni in memoria del gesto di Abramo.