Giornata Memoria: i triangoli viola dei Testimoni di Geova

MANTOVA – Gli orrori dell’Olocausato, oltre al popolo ebraico, coinvolsero anche alcune minoranze che spesso sono state ignorate, o addirittura dimenticate, come i Testimoni di Geova. Infatti, il libro “I Bibelforscher e il nazismo”, che narra la persecuzione dei circa 20.000 testimoni di Geova nella Germania nazista, ha come sottotitolo “I dimenticati dalla storia”. Circa 10.000 testimoni furono imprigionati e 1.600 persero la vita. I Testimoni di Geova furono l’unico gruppo perseguitato per motivi puramente religiosi, tra i primi a essere inviati ai campi di concentramento ed erano gli unici a cui veniva data la possibilità di essere liberati mediante l’abiura.

Per ricordare dovutamente anche i ‘triangoli viola’ nel Giorno della Memoria, i Testimoni di Geova della provincia di Mantova spiegano con una nota:”i nazisti cercarono di infrangere le convinzioni religiose dei Testimoni offrendo loro la libertà in cambio di una promessa di obbedienza. A nessun altro fu data questa possibilità. La dichiarazione di abiura (offerta loro a partire dal 1938) richiedeva di rinunciare alla propria fede, denunciare altri Testimoni alla polizia, sottomettersi completamente al governo nazista e difendere la “Patria” con le armi in mano. I funzionari delle prigioni e dei campi spesso usavano la tortura e le privazioni per indurre i Testimoni a firmare. Secondo lo storico Garbe, “un numero estremamente basso” di Testimoni abiurò la propria fede. I Testimoni furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 Testimoni presenti nell’Europa occupata dai nazisti, più di un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior parte fu arrestata e imprigionata. Centinaia dei loro figli furono affidati a famiglie naziste o mandati nei riformatori. Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti. Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L’intenzione dichiarata delle autorità NS [naziste] era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 Testimoni, di cui 370 per esecuzione”.

“Nel campo di Buchenwald fu internata con il falso nome di Frau von Weber anche Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III, arrestata a Roma il 23 settembre 1943. Come scrive Cristina Siccardi, nel suo libro Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald, le SS assegnarono alla principessa un’aiutante, Maria Ruhnau, una Testimone di Geova imprigionata a motivo della sua fede. Sapendo che la donna era guidata da elevati princìpi morali e che per questo diceva sempre la verità, le SS speravano di raccogliere informazioni confidenziali sulla famiglia reale. Maria Ruhnau si dimostrò per Mafalda più che una badante. Fu la sarta che le adattò i vestiti recuperati nel campo e che le cedette le sue scarpe. La principessa le si affezionò così tanto che prima di morire, il 28 agosto 1944, lasciò in dono all’amica Testimone l’orologio che aveva al polso. In questo periodo critico della storia per i diritti umani, la resistenza nonviolenta di gente comune di fronte al razzismo, al nazionalismo estremo e alla violenza merita una profonda riflessione in occasione del Giorno della Memoria” conclude la nota