MANTOVA – La chiesa di San Francesco a Mantova nel periodo di Natale, per i bambini di ormai diversi decenni fa, significava quasi esclusivamente una cosa: andare a vedere il bellissimo presepio, anche se questo voleva dire dover fare la coda, prima per entrare nella cappella di San Bernardino dove veniva allestito, e poi rimettersi pazientemente in attesa per arrivare alla prima fila e poter assaporare in tutto il suo splendore quanto si apriva davanti agli occhi. Lo si guardava si, ma per i più piccoli era qualcosa di più. Era come entrare in un mondo magico e inimitabile.
Lo stupore era indescrivibile davanti alle statuine che si muovevano meccanicamente, alle fasi del giorno e della notte, con il sole che piano piano lasciava il posto alla luna e ad un cielo che si riempiva di stelle mentre tanti lumini apparivano nelle case della Betlemme sullo sfondo.
E poi c’era l’acqua che scorreva nel torrente e in alcuni anni scendeva da una cascatella. Una meraviglia insomma.
Se ci si andava in un giorno festivo la richiesta a mamma e papà al momento dell’uscita era di tornarci al più presto, magari in un giorno feriale quando ci sarebbe stata meno gente e si sarebbe potuto così rimanere più a lungo davanti a quell’incanto.
Artefice di quello straordinario presepe era frate Sigismondo, un vero artista che era anche fabbro ed elettricista, e che morì nel 1998.
La sua scomparsa significò la fine di quel presepio che aveva fatto incantare e sognare generazioni di bambini. Si sarebbe dovuto aspettare il 2015 per tornare a vedere nella chiesa di San Francesco un presepe che in qualche modo voleva riprendere le caratteristiche di quello di un tempo, anche se in spazi molto più contenuti. Da allora la rappresentazione della Natività è stata riproposta quasi tutti gli anni anche se a volte con allestimenti molto semplici.
Fino ad arrivare a quest’anno quando i frati francescani, in occasione degli 800 anni del presepe di Greccio, hanno realizzato un presepe ispirato al luogo della valle Reatina dove San Francesco d’Assisi nel 1223 creò il primo presepe vivente.
Ma non solo. Con l’avvio del periodo dell’Avvento è stato realizzato un percorso basato sulla narrazione di Tommaso da Celano, primo biografo del Santo patrono d’Italia, con alcune iniziative, e poi è stato allestito un presepe, nella Cappella di San Giacomo della Marca, che ripropone la grotta e gli affreschi del Santuario di Greccio dove oggi come otto secoli fa si deve “fare memoria del Bimbo nato a Betlemme e vedere la povertà e i disagi in cui venne alla luce” spiega il Guardiano del Convento di via Scarsellini, frate Giambattista Delpozzo. Lo stesso concetto che viene illustrato nella vela a fianco della cappella dove viene spiegato anche il significato dell’altare-mangiatoia. Proprio sull’altare della chiesa si trova infatti una bellissima statua del Bambinello, “E’ una statua nuova che arriva dalla Terra Santa e che abbiamo acquistato proprio per aiutare i frati di quella terra martoriata che hanno il compito di custodire, tra gli altri, il luogo che vide la nascita di Gesù” continua frate Giambattista.
Sempre a fianco della cappella con il presepe un cartello ricorda come, in occasione degli 800 anni di Greccio, dall’8 dicembre al 2 febbraio (ultimo giorno in cui si potrà visitare il presepio) in ogni chiesa francescana si può ottenere l’indulgenza plenaria. Si legge sul sito dell’Ordine dei Frati Minori: “in occasione dell’800° anniversario del “Natale di Greccio”, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, dall’8 dicembre 2023 (Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria) al 2 febbraio 2024 (Festa della Presentazione al tempio di Nostro Signore Gesù Cristo) andranno a visitare un presepe in una chiesa affidata ai frati francescani in tutto il mondo”.