MANTOVA – Regione Lombardia arruola i Carabinieri del Nas per affrontare uno dei problemi più spinosi della sanità pubblica: le liste d’attesa. È stato firmato ieri a Palazzo Lombardia un accordo triennale tra la Regione e il Nucleo antisofisticazioni e sanità dell’Arma, che rafforza la collaborazione già in essere sotto l’egida del Ministero della Salute. Le verifiche diventeranno più frequenti e mirate, con l’obiettivo di individuare le cause del continuo aumento della domanda sanitaria, a fronte di un’offerta che risulta in costante crescita. «Stiamo mettendo un impegno disumano», ha dichiarato il Governatore Attilio Fontana, sottolineando l’anomalia di un sistema in cui l’offerta cresce, ma le liste d’attesa non diminuiscono. «Vogliamo capire se la popolazione è davvero più malata o se invece vi siano prescrizioni inappropriate o eccessive».
I numeri evidenziano uno squilibrio: tra il 2023 e il 2024, le prestazioni monitorate dal Piano nazionale per il governo delle liste d’attesa sono aumentate del 2,5%, ma le prescrizioni sono cresciute del 9%. Anche nel primo trimestre del 2025 l’offerta ha registrato un ulteriore incremento del 4,4%, ma resta da capire se gli ospedali riusciranno a reggere il ritmo della domanda. Solo nell’area dell’Ats di Milano, nel 2024, sono state erogate 62 milioni di prestazioni ambulatoriali per una popolazione di 3,5 milioni di abitanti. L’intesa con i Nas prevede controlli su diversi fronti: dall’apertura delle agende di prenotazione alla gestione delle liste di ricovero, dall’uso delle ricette dematerializzate all’appropriatezza delle prescrizioni mediche. Verrà monitorata anche l’attività libero-professionale (Alpi) dei medici, che non può superare quella svolta all’interno delle strutture pubbliche.
Su quest’ultimo punto si è espresso anche l’Assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso: «Se cresce l’Alpi, diminuisce il tempo che i medici possono dedicare alle prestazioni pubbliche, e questo impatta sulle liste d’attesa». Una posizione contestata da Stefano Magnone, segretario lombardo di Anaao Assomed, secondo cui la libera professione non è la causa principale del problema. Scetticismo anche tra i medici di famiglia: Anna Pozzi, segretaria lombarda della Fimmg, dubita che l’accordo con i Nas porterà risultati significativi.
“Fino a ieri – commenta il Consigliere regionale del Pd Marco Carra – dicevano di avere fatto tutto bene, che la Lombardia era un modello per combattere le lunghe liste d’attesa, mentre ora vengono chiamati a supporto i Nas dei Carabinieri per verificare la correttezza delle procedure. E’ la dimostrazione del fallimento delle politiche sanitarie lombarde. Con la sottoscrizione di questo protocollo il Presidente Fontana ammette che la Giunta non ha risolto il problema delle liste d’attesa e che i dati sono addirittura peggiorati. L’utilizzo dei Carabinieri per le verifiche all’interno degli ospedali o delle prescrizioni dei medici è un’ammissione di fallimento, di incapacità di gestire il sistema sanitario lombardo senza aver raggiunto i risultati tanto conclamati in più occasioni, ma che non trovano conferme nella vita quotidiana dei cittadini che devono piegarsi al ricatto “se hai i soldi ti curi” azzerando i tempi di attesa solo con le visite a pagamento. La logica, purtroppo, nella gestione della sanità lombarda, è quella di privilegiare il privato rispetto alle strutture pubbliche, affossando la sanità pubblica e smantellando la sanità territoriale”.